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Venezuela, negoziati per scongiurare la guerra civile

Prove tecniche di dialogo per scongiurare un bagno di sangue in un Paese sull’orlo della guerra civile. Mentre la Santa Sede continua il proprio impegno diplomatico per la pacificazione del Venezuela, i delegati del presidente venezuelano Nicolas Maduro e del suo rivale Juan Guaidò terranno il loro primo incontro faccia a faccia a Oslo la settimana prossima. Guaido ha annunciato che i suoi rappresentanti “parleranno sia con il governo norvegese che con i rappresentanti del regime”, dopo che la settimana scorsa le due parti sono state nella capitale norvegese senza incontrarsi. Dunque la  Norvegia si appresta ad ospitare un nuovo round di colloqui. Il dicastero degli Esteri norvegese metterà a disposizione una sede ad Oslo. “La Norvegia elogia le parti per i loro sforzi”, ha dichiarato il ministro degli Esteri norvegese Ine Eriksen Soreide senza fornire indicazioni sull'identità dei partecipanti e sulla durata dei colloqui.

Caos diplomatico

La settimana scorsa l'ambasciatore del Venezuela in Italia, Isaias Rodriguez, si è dimesso dal suo incarico, ribadendo di “condividere la causa” del presidente Maduro ma di non poter più proseguire nella sua missione per le troppe difficoltà, soprattutto finanziarie, dovute alle sanzioni Usa sostenute dal sistema bancario italiano che hanno reso il suo lavoro quotidiano impossibile. La situazione interna continua ad essere esplosiva e l’isolamento internazionale aumenta. Nei giorni scorsi Mauro ha invocato elezioni anticipate per rinnovare l'Assemblea nazionale (An), il Parlamento controllato dall'opposizione e presieduto dall'autoproclamato presidente ad interim, Juan Guaidò. La proposta è stata lanciata all'opposizione, a Caracas, in un discorso davanti ai militanti del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv), che hanno celebrato il primo anniversario del suo secondo mandato, ritenuto però illegittimo da diversi Paesi. Maduro, nel suo discorso, non ha fissato una data delle elezioni, a oggi previste per fine 2020. “Teniamo elezioni”, ha detto, definendo questa una “soluzione pacifica e democratica” all'attuale crisi che lo vede contrapposto a Guaidò e a una cinquantina di nazioni, che riconoscono l'oppositore come legittimo capo di Stato e chiedono elezioni presidenziali anticipate. Il ministro degli Esteri Jorge Arreaza ha denunciato che l'embargo finanziario imposto al Venezuela dagli Stati Uniti “mette a rischio la vita di bambini venezuelani che hanno ricevuto un trapianto di fegato in Argentina grazie all'appoggio della compagnia petrolifera statale Pdvsa”.

Emergenza sanitaria

Il capo della diplomazia venezuelana sostiene che a causa delle sanzioni “non è stato possibile trasferire le risorse necessarie per continuare le terapie” postoperatorie. La vicenda dei riflessi del blocco finanziario disposto da Washington sul programma assistenziale sviluppato da Pdvsa ricorda quella denunciata dal governo del Venezuela giorni fa sulle difficoltà di pagare le cure di un gruppo di bambini ricoverati nell'ospedale Bambin Gesù di Roma. Da parte sua Fundalatin, una fondazione di Caracas che sostiene i programmi medici venezuelani all'estero, ha reso noto che le madri dei cinque ricoverati in Argentina hanno inviato una lettera all'Alto Commissario per i Diritti umani dell'Onu, Michelle Bachelet, in cui le chiedono di intervenire per far rimuovere le sanzioni economiche che mettono in pericolo la vita dei bambini.

Un esodo senza fine

Secondo i dati dell’Onu, tre milioni di persone sono fuggite all’estero dal 2015. “Questo a causa delle minacce alle loro vite, sicurezza o libertà a seguito delle circostanze che stanno gravemente disturbando l'ordine pubblico in Venezuela”, ha dichiarato l'Unhcr, l'alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Inoltre, l'agenzia chiede a tutti gli Stati di “garantire che i venezuelani, a prescindere dal loro status legale, non siano deportati o altrimenti riportati con la forza in Venezuela”. Il presidente della Colombia, Ivan Duque, ha chiesto ai governi di Perù, Ecuador e Bolivia di collaborare alla creazione di un tavolo di lavoro specializzato per poter affrontare insieme il fenomeno migratorio venezuelano, che coinvolge i quattro Paesi. la richiesta di Duque è giunta durante la sua visita in Perù in occasione del 19° Consiglio presidenziale della Comunità Andina, che si è tenuto a  Lima. Duque ha invitato i suoi omologhi a implementare nuove strategie per affrontare la crisi migratoria venezuelana. “Dobbiamo affrontare, con un tavolo di lavoro specializzato, questa situazione e lanciare un appello alla comunità internazionale per affrontare quella che è una crisi con molteplici ramificazioni. Basta osservare che la Colombia, che era un paese privo di morbillo, ha registrato centinaia di casi l'anno scorso perché molti dei bambini migranti non hanno ricevuto vaccinazioni”, ha detto. Il presidente colombiano ha poi proposto di rinnovare la Comunità Andina, sostenendo che questa organizzazione internazionale potrebbe rappresentare circa l'1% del Pil mondiale. Ivan Duque ha anche menzionato la lotta contro il cambiamento climatico, e ha proposto di creare un fondo comune che consenta una migliore integrazione nella risposta ai disastri naturali. “Potrebbe essere un fondo comune con un sistema di garanzia, per affrontare disastri che sono nell'ordine dei parametri che possiamo definire”, ha affermato.

L’Ue non esclude che Maduro si ricandidi

L'ambasciatore statunitense ha abbandonato ieri la sala della conferenza Onu sul disarmo a Ginevra in segno di protesta contro l'assunzione della presidenza di turno da parte dell'ambasciatore del Venezuela. Per l'ambasciatore Usa Robert Wood dovrebbe spettare a un rappresentante di Juan Guaido' di occupare la presidenza della conferenza sul disarmo e non all'ambasciatore del governo di Nicolas Maduro. Gli Stati Uniti e altri paesi hanno riconosciuto il leader dell'opposizione Juan Guaido' come presidente del Venezuela, ma Nicolas Maduro è al potere e mantiene il controllo delle istituzioni. “Non dobbiamo scegliere un vincitore né decidere chi deve presentarsi davanti alla comunità internazionale”, sostiene un alto funzionario Ue. L'Unione Europea non esclude l'ipotesi che Nicolas Maduro si candidi alle eventuali elezioni presidenziali in Venezuela. La linea prospettata dal funzionario non coincide con quella degli Stati Uniti e di altri paesi, che prevedono l'uscita di scena di Maduro. Il funzionario dell'Ue non ha escluso la possibilità di “accordi di transizione per il governo. Se parliamo di una transizione negoziata, potrebbero esserci accordi per il governo”. La fonte, citata dall'agenzia Europa Press, ha ribadito che per l'Ue “l'obiettivo principale è che le elezioni siano libere e giuste. Tutte le forze politiche devono essere in grado di partecipare in condizioni identiche per tutti”.

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