Il Parlamento venezuelano ha approvato l’apertura di un processo politico nei confronti del presidente Nicolas Maduro. Il procedimento sarà portato avanti dall’Assemblea Nazionale e indagherà sull’operato del presidente e sulle sue responsabilità nelle “violazioni costituzionali, abusi dei diritti umani, attacchi alla democrazia e nella crisi economica del Paese”. In base alla decisione dell’Assemblea Nazionale, Maduro sarà chiamato a rispondere alle domande dei deputati già dalla prossima settimana, probabilmente il prossimo 1 novembre.
La reazione di Maduro
Il presidente venezuelano ha accusato l’opposizione di aver tentato un “golpe parlamentario” contro il suo governo con lo scopo di destituirlo dal suo incarico prima della fine del mandato, che si dovrebbe concludere nel 2019. Dopo essere rientrato da Roma, dove ha incontrato il Papa, Maduro ha indetto una riunione del Consiglio Nazionale di Sicurezza. Inoltre, in un discorso a reti unificate, trasmesso da un palco vicino al palazzo presidenziale, Maduro ha definito la decisione dell’Assemblea Nazionale – che ha paragonato ad un “circo” – “l’ultimo colpo di coda di Obama, che è ossessionato con la distruzione del Venezuela”.
La crisi
Il Venezuela oramai da mesi è nella morsa di una forte crisi economica, che ha portato anche alcuni cittadini a cercare rifugio nei Paesi vicini. In un primo momento si era cercato di far fronte all’emergenza con il razionamento dell’energia elettrica e con black out programmati, ma queste “soluzioni” hanno spinto ancora più nella disperazione i venezuelani. La mancanza di energia elettrica ha portato anche alla diminuzione dell’orario di lavoro dei dipendenti pubblici, fatto che ha dato via ad una serie di disagi ai cittadini. Inoltre i black out programmati hanno causato gravi problemi ai negozi di alimentari e ai supermercati: senza energia elettrica è stato impossibile garantire il corretto funzionamento dei congelatori e frigoriferi.
Il referendum
La scorsa settimana Maduro aveva bloccato la raccolta firme con cui si chiedeva di istituire il referendum per chiedere la sua destituzione. Tutto è iniziato quando i Tribunali di quattro stato hanno comunicato che si erano verificate delle irregolarità e quindi avevano invalidato il processo della raccolta. Basandosi su questo fatto il Consiglio Nazionale elettorale, il Cne, aveva sospeso la raccolta firme in tutto il Paese, causando le ire dell’opposizione che aveva definito il gesto una “soppressione della democrazia“.
L’incontro con il Papa
Nicolas Maduro è volato a Roma, senza preannunciarlo, per un incontro privato con Papa Francesco. A riferire la notizia è stata la Sala Stampa Vaticana, che ha evidenziato come nel “quadro della preoccupante situazione di crisi politica, sociale ed economica” del Venezuela, il Papa abbia fortemente sottolineato la necessità di portare avanti un “dialogo sincero e costruttivo” tra governo e opposizione, con lo scopo di alleviare le sofferenze della gente e promuovere “una rinnovata coesione sociale”. Inoltre, proprio nella giornata di ieri, prima che ci fosse un’escalation di tensione tra governo e opposizione, il nunzio apostolico in Argentina, aveva annunciato per il prossimo 30 ottobre – nell’Isla Margherita – l’apertura di un tavolo di discussione con i delegati delle due parti, chiamati a cercarte una soluzione per il Venezuela.