Dopo il clamoroso schiaffo ricevuto dai senatori democratici, Barack Obama rimette in carreggiata il “fast track”, ovvero il “binario veloce”, considerato cruciale dalla Casa Bianca per portare a termine le due priorità dell’agenda economica di fine mandato: gli accordi commerciali con l’Asia e l’Europa. È stato infatti raggiunto un accordo di compromesso per rimettere oggi ai voti al Senato, la misura che martedì era stata bloccata proprio dai democratici.
L’accordo di compromesso è stato raggiunto quando questi ultimi hanno ottenuto che venissero considerate anche altre due misure commerciali, una per contrastare le manipolazioni del mercato valutario di partner commerciali –misura diretta contro la Cina e che ha poca possibilità di diventare legge, anche perché Obama porrebbe il veto – e una seconda per la crescita e lo sviluppo in Africa. Ma in realtà la svolta è stata resa possibile soprattutto a livello politico dal coinvolgimento diretto di Obama.
Il presidente ha infatti convocato alla Casa Bianca alcuni dei 14 senatori democratici che in commissione avevano votato in favore della concessione del fast track per dare mano libera ai negoziatori Usa, ma che martedì avevano poi votato con tutto il partito, tutti tranne uno, contro la misura. Obama, che ha fatto rendere noti i nomi dei senatori incontrati, è stato molto esplicito e duro con loro: “Dovete andare avanti finchè passa la misura, ne ho bisogno, il Paese ne ha bisogno, dovete trovare un modo di superare questo ostacolo”, ha detto secondo quanto raccontato dal senatore Bill Nelson a Politico. Secondo la ricostruzione, Obama si è mostrato “irritato” quando i senatori hanno cercato di spiegare che il voto di filibuster esercitato dai democratici nei confronti del loro precedente, fosse il risultato di un braccio di ferro con la maggioranza repubblicana, che in questo caso sostiene la linea della Casa Bianca.
In effetti, è forte la resistenza all’interno del partito democratico, soprattutto nell’ala liberal, che vede nella senatrice Elizabeth Warren una sorta di leader, nei confronti dell’accordo commerciale con l’Asia Pacifico, considerato un rischio per i posti di lavoro americani. Inoltre Warren, ex consigliere economico di Obama e possibile candidata alle primarie democratiche, contesta il fatto che ai senatori non sia stato permesso di leggere quanto negoziato finora prima di votare per il fast track.
Non rinnovata dal 2007, la ‘fast track autority’ permetterebbe all’amministrazione di negoziare i dettagli sia del Trans Pacific Partnership (Tpp), con 11 paesi dell’Asia Pacifico, arrivato alle fasi finali, sia del Transatlantic Trade and Investment Partnerhip (Ttip) con la Ue, presentando poi l’accordo complessivo al Congresso che potrà votare solo a favore o contro senza emendamenti.