Ancora una casa automobilistica nell’occhio del ciclone. Questa volta, dopo lo scandalo Volkswagen, è la Bmw a finire sotto la lente di ingrandimento delle autorità statunitensi. Infatti, la National highway traffic safety administration, l’ente preposto per la sicurezza stradale, sta indagando su Mini e sui ritardi nel risolvere i problemi delle vetture che non hanno superato i crash test. Rispetto a quello della casa automobilistica tedesca, quello della Bmw è un caso di una portata limitata, in quanto i veicoli coinvolti sarebbero 30.000: Mini Cooper e Cooper S prodotte tra il 2014 e il 2015, e il John Cooper Works a partire dal 2015.
Secondo i dati di alcuni test effettuati nell’ottobre del 2014 è emerso che una Mini a due porte Hardtop Cooper non proteggesse adeguatamente un manichino nei crash test a impatto laterale. La Bmw ha annunciato che sarebbe presto partita una campagna per rendere più sicura la vettura. Ma, secondo quanto riferito dalla Associated Press, quella campagna non è mai stata fatta. Inoltre episodi simili si sarebbero ripetuti anche nel 2015 con le Mini Cooper S.
La National highway traffic safety administration ha quindi deciso di aprire un’indagine perché la Bmw avrebbe dovuto agire tempestivamente. L’autorità statunitense ha la facoltà di multare un fabbricante di automobili per non avere risolto tempestivamente i problemi di sicurezza e le sanzioni possono arrivare fino a 35 milioni di dollari. Dall’inizio del 2013, Fiat Chrysler, General Motors, Honda, Hyunday, Ford, Toyota e il produttore di airbag Takata sono stati multati.