Soddisfazione generale per l’approvazione il Freedom Act, la legge che il Senato statunitense ha approvato il sostituzione del Patriot Act e che limita i poteri di sorveglianza attraverso la raccolta di dati dalle conversazioni telefoniche dei cittadini. Entusiasta anche il presidente Obama, che aveva detto via Twitter di essere “felice che il Senato Usa ha approvato il Freedom Act. Protegge la libertà civili e la nostra sicurezza nazionale. La nuova legge va a sostituire il Patriot Act, voluto da George W.Bush dopo gli attacchi di al Qaeda a New York e a Washington, insomma, nell’era del terrore post 11 settembre.
La sorveglianza non finisce, ma si ristringe un minimo: il punto cardine del cambiamento riguarda l’archiviazione delle registrazioni che spetta alle compagnie telefoniche e che solo attraverso una richiesta e una successiva autorizzazione di un tribunale federale possono pervenire in mano di agenti federali (Nsa), solo sulla base di un ragionevole e giustificabile sospetto e per un’area precisa di interesse.
Passata con una maggioranza di 67 a 32, la legge non piace comunque a qualcuno, come al repubblicano candidato alle primarie per la Casa Bianca Rand Paul, secondo cui c’è ancora troppa intrusività nella vita dei cittadini. Ma sicuramente si tratta di una svolta culturale influenzata dalla vicenda Datagate. Altri senatori repubblicani avevano tentato anche di ottenere il rinnovo delle parti del Patriot Act in scadenza. Il leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, aveva a sua volta cercato di bloccare il Freedom Act con una serie di emendamenti, affichè tornasse alla Camera. Il suo scopo era di eliminare i limiti alle attività di sorveglianza elettronica previsti nella legge, ma tutti gli emendamenti presentati sono stati respinti.