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Usa contro Assange: 17 capi d'accusa

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Scendono ufficialmente in campo gli Stati Uniti nella vicenda di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks che, un mese fa, è stato arrestato nell'ambasciata dell'Ecuador in seguito alla revoca dell'asilo da parte del governo del Paese sudamericano. Ora, un gran giurì americano ha mosso contro l'attivista 17 nuove accuse, formulate in relazione al caso di Chelsea Manning, l'ex analista d'Intelligence dell'esercito americano, accusata a sua volta di aver divulgato documenti top secret. Dopo l'annuncio della riapertura del filone d'indagine svedese (nel quale Assange è accusato di violenza sessuale), anche dagli Usa arriva quella che è stata definita “l'ultima e più diretta” mossa da parte dell'amminstrazione Trump nel contrasto alla divulgazione di dati sensibili dai database di Esercito e Intelligence.

L'Espionage Act

Sulla questione, come di competenza, è intervenuto il Dipartimento di Giustizia americano, secondo il quale “molti di questi documenti (quelli divulgati tramite WikiLeaks, ndr) erano classificati a livello 'secret', e ciò significa che la loro divulgazione non autorizzata può causare seri danni alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. La decisione americana arriva in base alle normative dell'Espionage Act del 1917, che pnunisce coloro che divulgano informazioni protette da vincolo di segretezza, mettendo a rischio la sicurezza di altre persone. Negli stati Uniti, che di Assange avevano già chiesto l'estradizione, la decisione del Dipartimento di giustizia quasi certamente scatenerà polemica, se non altro per l'equiparazione dell'Espionage Act volto, come dice il nome, a punire attività di delazione di segreti di Stato perlopiù a Paesi rivali, al mondo del giornalismo che all'interno di questa legge non riceve alcun tipo di garanzia.

Le accuse

WikiLeaks ha già reso noto il suo disappunto, affermando che “questa è follia, è la fine del giornalismo sulla sicurezza nazionale e il primo emendamento”. Nonostante questo, il Dipartimento di Giustizia non molla affermando che, nel caso di Assange, non si parla di un giornalista ma di una persona che pubblicò informazioni di fonte confidenziale sapendo che alcune peronse sarebbero state esposte “a rischio grave ed imminente”. Questo secondo il sostituto procuratore generale John Demers. Ed è sempre dal Dipartimento che viene avanzata l'ipotesi di come Assange possa aver collaborato con Chelsea Manning per violare una password del Dipartimento della Difesa. Teorie che riportano al concetto chiave alla base dell'accusa: “Assange non è un giornalista”.

Mattia Damiani: