Hillary Clinton, candidata dei Democratici alle Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America, lancia l’accusa in un’intervista all’emittente televisiva Fox News: “Sappiamo che i Servizi di Intelligence russi hanno violato il sistema informatico del Comitato nazionale democratico, sappiamo che hanno fatto in modo di fare circolare ‘quelle email’ e sappiamo che Donald Trump ha mostrato una preoccupante tendenza a sostegno di Putin”.
L’Fbi sta esaminando le segnalazioni di possibili intrusioni da parte di Hackers di sistemi informatici legati alla campagna della candidata democratica per la Casa Bianca. Lo riferiscono alcuni media americani, tra cui la Cnn e il New York Times, sottolineando che la cyber-intrusione nei dati della campagna di Hillary potrebbe essere opera di pirati informatici russi. Da parte sua, il Federal Bureau of Investigation ha confermato in una nota che sta esaminando segnalazioni di “cyber-intrusioni riguardanti diverse entità politiche”, senza tuttavia identificare i nove destinatari dell’attacco.
Dallo staff della candidata Dem – prima donna nella storia statunitense a correre per la Casa Bianca – si conferma che l’intrusione ha interessato un sistema informatico collegato alla campagna della aspirante presidente, ma nell’ambito di un più vasto attacco alla rete dei computer del comitato nazionale del partito dell’asinello. La portavoce della campagna elettorale della Clinton ha affermato inoltre che, da verifiche condotte finora, non sono emerse indicazioni che il sistema interno della campagna stessa sia stato compromesso.
“Russia, se mi ascolti, spero che tu sia in grado di trovare le 30mila email mancanti. Penso che sarai decisamente ringraziata dalla nostra stampa”. Così il candidato repubblicano (e diretto avversario della Clinton) Donald Trump, alla notizia secondo cui le agenzie di intelligence statunitensi ritengono con un “alto livello di certezza” che, dietro al trafugamento di email del Partito Democratico americano pubblicate da Wikileaks, ci sia il governo russo. Il cosiddetto “Mail gate” portò, tra le altre cose, alle dimissioni del presidente Debbie Wasserman Schultz. L’Fbi aveva precedentemente concluso che l’ex First Lady non aveva intenzioni criminali, ma che migliaia di email di lavoro erano state cancellate e non consegnate al Bureau e che era plausibile che hacker o governi stranieri avessero avuto accesso alla sua casella di posta.