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Urne aperte: si decide su presidente e blasfemia

Irlandesi al voto per scegliere il nuovo presidente ma anche per esprimersi nel referendum sull'abolizione del riferimento alla “blasfemia” presente in Costituzione. 

Alle urne

Sono oltre 3,2 milioni gli aventi diritto al voto. Due le schede consegnate ai seggi, che si sono aperti alle 7 di mattina e chiuderanno alle 10 di sera: una bianca con i sei candidati presidenziali, e una verde per il referendum. Lo spoglio comincerà sabato mattina e i risultati saranno diffusi in serata.

Candidati

Sono cinque i candidati che sfidano l'attuale capo dello Stato, Michael D. Higgins, in cerca di conferma per il secondo mandato: il deputato del Sinn Fein, Liadh Ni Riada, il senatore Joan Freeman, fondatore dell'ente di beneficenza Pieta House, gli imprenditori Sean Gallagher e Peter Casey, e l'ex giornalista Gavin Duffy.

Il referendum

Il referendum riguarda invece la norma che prevede la punibilità per pubblicazioni o dichiarazioni blasfeme. Molti irlandesi non erano neanche a conoscenza dell'esistenza di questa disposizione ma un caso recente ha acceso i riflettori sul tema, benché non ci siano state conseguenze legali.

Il reato

L'ultima condanna per blasfemia che si ricordi in Irlanda risale al remoto 1855, quando la repubblica neppure esisteva e l'isola verde era ancora sotto il dominio britannico. Il testo dell'articolo oggetto di consultazione recita: “La pubblicazione o propagazione di materiale blasfemo, sedizioso o indecente è un reato punibile secondo la legge”. Il risultato, stando al Guardian, è destinato a sancire una nuova conferma della “perdita d'influenza” in Irlanda della Chiesa Cattolica. Anche se, va detto, la locale Conferenza Episcopale non ha condotto alcuna battaglia per chiedere il mantenimento della disposizione, che, anzi, ha definito “largamente obsoleta”, pur rivendicando il diritto dei credenti a veder “rispettata la loro fede” senza essere “ridicolizzati o aggrediti”. I vescovi irlandesi hanno poi apertamente condannato il fatto che il reato di blasfemia sia usato “altrove nel mondo per giustificare violenza e oppressione contro le minoranze“.

Edith Driscoll

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