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Università, Obama ci ripensa: niente tasse per i più ricchi

Se Robin Hood riusciva a rubare ai ricchi per dare ai poveri, tanto non si può dire di Barak Obama. Il presidente Usa infatti è stato costretto a fare una vera e propria retromarcia rispetto all’annuncio della scorsa settimana di una enorme espansione dello stato sociale, con ipotesi di entrate fiscali per 380 miliardi di dollari in 10 anni per sostenere la classe media e bassa.

Obama ha rinunciato infatti a tassare i 529 piani di investimento e risparmio per l’istruzione superiore, una sorta di fondi patrimoniali che costituiscono il veicolo privilegiato cui le famiglie a reddito medio-alto statunitensi ricorrono per finanziare la costosa educazione universitaria dei loro figli. Il presidente democratico aveva paradossalmente individuato proprio in questi risparmi una fonte aggiuntiva di entrate fiscali per finanziare nuovi programmi di accessibilità per le famiglie di medio e basso reddito.

Forte la pressione dell’opposizione Repubblicana, molte le polemiche nel mondo politico e pesanti critiche da parte di diversi organi di stampa, “Wall Street Journal” in prima linea. Ieri il presidente della Camera dei Rappresentanti Usa, John Boehner, ha rivolto un appello alla Casa Bianca, chiedendo di rinunciare a questa tassazione. Stessa richiesta sarebbe stata inviata secondo il New York Times in maniera privata a Obama dalla leader per la minoranza democratica alla Camera, Nancy Pelosi.Nella serata di ieri un portavoce ha dichiarato: “Non chiederemo al congresso di approvare la misura sui 529 piani di risparmi”, ma l’amministrazione ci tiene a sottolineare che continuerà a premere per una decisa espansione delle misure di credito fiscale per le famiglie a basso e medio reddito alle prese con i costi dell’istruzione superiore.

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