Unionisti di nuovo in piazza a Barcellona per chiedere la permanenza della Catalogna all'interno del regno di Spagna dopo la proclamazione dell'indipendenza e il commissariamento della regione autonoma da parte di Madrid. Le immagini tv hanno mostrato i manifestanti sfilare per la strada in maniera pacifica con le bandiere spagnole e catalane. “Essere catalani è un orgoglio. Essere spagnoli è un onore“, si leggeva in uno dei cartelli dei manifestanti.
Guerra di numeri
E' guerra di numeri sui partecipanti alla mobilitazione. Secondo gli organizzatori a sfilare sono stati 1,1 milioni di persone, mentre secondo la polizia locale, invece, a muoversi sono stati in 300 mila. Di certo quest'ennesima manifestazione dimostra che quello della secessione è un passo che divide i cittadini della Generalitat.
Indipendentisti in calo
Il primo contraccolpo di questo dissenso potrebbe essere elettorale. Secondo un sondaggio di Sigma Dos pubblicato da El Mundo i partiti indipendentisti catalani potrebbero perdere la maggioranza assoluta del Parlamento alle elezioni del 21 dicembre. Il sondaggio è stato realizzato intervistando 1.000 persone tra martedì e giovedì, proprio mentre il governo centrale spagnolo si preparava a prendere il controllo della Catalogna che poi venerdì ha proclamato l'indipendenza. Se le elezioni dovessero tenersi oggi, agli indipendentisti andrebbe il 42,5% dei voti, pari a 61-65 seggi mentre la maggioranza nell'assemblea catalana è di 68. Gli unionisti invece otterrebbero il 43,4% dei seggi. Nelle ultime elezioni del 2015, i separatisti vinsero con il 47,7% dei voti conquistando 72 seggi.
Si muove Valls
Per assicurare l'unità della spagna, intanto, si muove l'ex premier francese Manuel Valls. Nato a Barcellona, un nonno militante indipendentista, Valls annunciato in un'intervista a Le Parisien che si recherà in Catalogna prima delle elezioni regionali del 21 dicembre, “insieme ad altri dirigenti europei, su invito della società civile catalana”. “Vogliamo esprimere il nostro attaccamento a una Spagna aperta e al fatto che la Catalogna deve scegliere il suo destino dentro la Spagna e dentro l'Europa. Non c'è altra via possibile”, spiega. Sta parlando da francese o da catalano? gli viene chiesto. “Parlo come un responsabile politico francese, e ancora prima come un europeo, che intravede le conseguenze che una Spagna smembrata porterebbe”, ha risposto, ormai tra i ranghi de La République En Marche del presidente Macron.
Una posizione, quella contro l'indipendenza catalana, che nei giorni scorsi aveva spaccato la famiglia Valls, almeno sui social. La sorella Giovanna, che ancora oggi vive a Barcellona, lo aveva attaccato su Twitter per il suo sostegno alla risposta del governo di Madrid: “Per l'amor di Dio, in nome di nonno Magi! Non è democratico e l'articolo 155 neppure“. “La mia prima manifestazione l'ho fatta a 14 anni, nel 1976 con i miei genitori per le vie di Barcellona per chiedere insieme democrazia e uno statuto per la Catalogna – ha ricordato l'ex primo ministro -. La forza della Catalogna è sempre stata quando ha sposato il suo destino a quello della Spagna“. La scelta del governo spagnolo, ha concluso, “è quella buona: ridare la parola al popolo è senz'altro la soluzione”.