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UNA PISTA ITALIANA PER LA STRAGE AL MUSEO BARDO DI TUNISI

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L’attacco sarebbe stato ideato da jihadisti tunisini espulsi dall’Italia e i turisti italiani erano tra gli obiettivi principali. Dietro la rivendicazione dell’Isis dell’attacco c’è il ruolo svolto dal più importante gruppo jihadista presente in Tunisia: Ansar al Sharia, i partigiani della Sharia. Questa organizzazione, da sempre fedele ad Al Qaeda, negli ultimi tempi si è avvicinata al califfato di Abu Bakr al Baghadi. Dalle sue file sono partiti molti tunisini che si sono uniti alle milizie nere dell’Isis. Ma fatto interessante, i ruoli apicali di questo gruppo vedono personaggi ben noti all’antiterrorismo italiano.

Non solo, ma l’ossatura di questo gruppo è sorta dalle ceneri del Gruppo combattente tunisino che in Italia aveva diverse basi che furono smantellate dalla polizia di Stato e i suoi affiliati espulsi in Tunisia. Gente finita nelle carceri di Ben Ali ma dopo la sua destituzione sono tornati, con la rivoluzione dei gelsomini del 2011, liberi. Nel frattempo non si sono certo redenti. Tra loro ci sono due personalità di spicco, due veri leader nella galassia del jihadismo internazionale. Il primo è Sami Ben Khemais Essid arrestato nel 2000 dalla Digos di Milano, capo della cellula di Al Qaeda con base a Gallarate. A suo carico il progetto di attentati al consolato americano e ad altri obiettivi Usa. Dal suo cellulare telefonate verso l’Afghanistan e in un caso si è certi di una conversazione con Ayman al Zawahri all’epoca numero 2 di Al Qaeda.

Il gruppo di Ben Khemais era legato al gruppo di tunisini che nel 2001 uccisero il comandante Massud. Non solo, in un’intercettazione ambientale del settembre 2000, si sente dire: “Presto vedremo un cielo di fuoco sopra New York”. Ben Khemais fu condannato e nel 2009 rispedito in Tunisia ma appunto è tornato libero ed è ricomparso in alcuni video accanto allo sceicco Abu Iyad leader di Ansar al Sharia mente dell’attacco all’ambasciata Usa di Tunisi avvenuto il 14 settembre 2012. Con loro Mehdi Kammoun anche lui appartenente alla cellula di Gallarate e affiliato al “Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento” poi divenuto “Al Qaeda del Maghreb islamico”.

Oggi entrambi anno parte degli operativi di Ansar al Sharia e si pensa possono aver pianificato l’attacco al Museo Bardo e ai pullman di italiani. Infatti i terroristi entrati in azione hanno sparato immediatamente contro i due mezzi e poi sono entrati nel museo. Molti sono i tunisini espulsi per terrorismo dall’Italia nel 2013: furono 36 in una sola volta. Di molti di loro, come Dridi Sabri, arrestato nel 2010 in Calabria, una volta estradati se ne sono perse le tracce. Tunisini che avevano vissuto e lavorato a Bologna anche Abu Duyana e Nazri Riad le cui tracce sono state trovate in Afghanistan in una base di Al Qaeda dove si sperimentavano armi chimiche.

Maurizio Piccirilli: