“Non riconosciamo quanto sta accadendo ora alla Rada perché sappiamo per certo che gli emendamenti proposti da Poroshenko sono solo un’imitazione degli accordi di Minsk”, ha dichiarato Denis Pushilin, negoziatore dell’autoproclamata repubblica di Donetsk. Questa dichiarazione è solo una delle conseguenze causate dalla decisione della Rada, il parlamento ucraino, di approvare emendamenti presidenziali alla costituzione che conferiscono una maggiore autonomia ai territori orientali russofoni in mano ai ribelli.
Violenti scontri si sono verificati davanti al palazzo del parlamento ucraino, dove oltre 90 militari della Guardia Nazionale – composta da volontari che hanno fatto parte delle milizie di autodifesa di Maidan nel febbraio 2014 – sono rimasti feriti, quattro dei quali sono in gravi condizioni. Un agente del corpo militare è invece morto, dopo essere stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco, presumibilmente sparato dai manifestanti ultra-nazionalisti, contrari alla riforma votata questa mattina. Il bilancio è stato reso noto da un portavoce del ministero dell’Interno. Secondo quanto riferito dal capo della polizia di Kiev, Aleksander Tereschiuk, una trentina di manifestanti sono stati fermati, e il presunto responsabile del lancio di una bomba è stato arrestato.
La riforma che è stata approvata oggi – con 265 voti sui 226 richiesti e 87 contrari – riguarda in particolare il Donbass, teatro da più di un anno di scontri armati tra i separatisti filorussi appoggiati da Vladimir Putin e l’esercito di Kiev. Intanto per domani, giorno di inizio delle scuole, dovrebbe entrare in vigore un nuovo cessate il fuoco tra l’esercito ucraino ed i ribelli separatisti filorussi dopo settimane di violenze e incidenti.