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Ucraina, Putin alza la voce: “Non accetteremo un ultimatum”

Nell’est dell’Europa la temperatura continua a salire e nonostante lo sforzo diplomatico di Francia e Germania, Putin non accetterà un ultimatum sulla questione Ucraina. È l’annuncio del Cremlino, che smentisce le voci secondo cui la Merkel avrebbe imposto un ultimatum al presidente russo durante il vertice di Mosca del 6 febbraio, minacciando il Paese di nuove sanzioni se Mosca non avesse accettato il piano di pace franco-tedesco. “Nessuno ne ha mai parlato” e soprattutto “può mai parlare al presidente con il tono dell’ultimatum, neanche se vuole”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, intervistato da Radio Govorit Moskva. Lo fa capire: il leader russo non sembra gradire la pressione che i leader occidentali stanno esercitando per risolvere definitivamente il conflitto nel Donbass.

Rischia dunque di saltare il vertice di Minsk fissato per mercoledì prossimo: il piano presentato dai leader europei non convincerebbe Putin che è tornato ad accusare l’occidente di interferenza nella questione ucraina. L’accordo prevedrebbe una zona demilitarizzata di 50-70 chilometri e una autonomia ancora maggiore per i cittadini russofoni dell’est dell’ex repubblica sovietica, ma sono ancora molti i nodi da sciogliere. In primis la questione delle nuove sanzioni, infatti nel weekend il governo di Kiev ha denunciato che 1500 soldati russi hanno sconfinato entrando in territorio ucraino. I ministri degli Esteri Ue le hanno approvate, ma la loro applicazione è però congelata e vincolata all’esito dell’incontro dei prossimi giorni tra Putin, Poroshenko, Hollande e Merkel. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius: “Il principio delle sanzioni è mantenuto, ma la loro applicazione dipenderò dalla situazione sul terreno che valuteremo nuovamente lunedi’ prossimo”, ha spiegato Fabius.

Un altro punto che divide l’occidente è l’intervento militare e la fornitura di armi a Kiev, che è il motivo per cui oggi la cancelliera tedesca è volata a Washington a incontrare il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. L’obiettivo è quello di ribadire l’opposizione della Germania a un concreto sostegno all’esercito ucraino, infatti nei giorni scorsi diversi esponenti dell’amministrazione Usa hanno ipotizzato la fornitura di “armi letali” al Paese di Poroshenko, un’ipotesi però considerata sbagliata da gran parte dei leader europei.Durante l’incontro americano il presidente Usa è infatti tornato sulla crisi nell’est dell’ex repubblica sovietica al termine di un incontro alla Casa Bianca con Angela Merkel. “La Russia – ha aggiunto Obama – “invece di ritirare i suoi soldati dalle regioni orientali ucraine ne ha inviati altri e inviato nuove forze di artiglieria”. Quindi il presidente americano ha ammonito il Cremlino: “Se Mosca insiste nel sostegno ai ribelli aumenterà il suo isolamento internazionale”. Nonostante i toni duri l’opzione diplomatica resta per l’inquilino della Casa Bianca la prima opzione: “L’aggressione russa ha rafforzato l’unità internazionale, che incoraggia una soluzione diplomatica”. Poi ha difeso le sanzioni che “resteranno fino a quando la Russia non darà segni di cambiamento”. Incertezza sul vertice di Minsk è stata manifestata anche dal ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeir, “l’incontro non è ancora sicuro”. Il pericolo di un fallimento degli sforzi diplomatici resta dunque alto e il rischio di una ulteriore escalation del conflitto appare dietro l’angolo, nonostante tutti i leader occidentali ritengano che la situazione nell’Ucraina orientale possa risolversi solo per via diplomatica.

Ma dall’altra parte Putin durante un’intervista al quotidiano egiziato Al-ahram, dichiara che “la questione ucraina non è esplosa per colpa della Russia”, e passa poi all’attacco dell’occidente, dicendo che la crisi “è una conseguenza dei tentativi degli Usa e dei loro alleati occidentali che si ritengono ‘vincitori’ della Guerra fredda di espandere dappertutto la loro volontà”. Ma lo scontro tra Russia e paesi occidentali si spinge oltre il conflitto nel Donbass, il presidente del Cremlino infatti critica anche la risposta alla coalizione internazionale contro l’Isis, dicendo che le sue tattiche e le sue strategie, sono “sproporzionate rispetto alle dimensioni e alla natura della minaccia esistente”.

Anche la questione economica del conflitto inizia a pesare: i 28 hanno in programma di organizzare una conferenza di donatori per raccogliere fondi a favore dell’Ucraina, ma solo se Kiev sarà in grado di definire un dettagliato piano di investimento da finanziare. Ma la ricaduta economica delle sanzioni non hanno colpito solo la Russia, ma tutta l’Europa: da Madrid, il ministro spagnolo dell’Economica, Lui de Guindos, sottolinea l’altissimo costo delle sanzioni, 21 miliardi di euro di esportazioni, a differenza di quanto è accaduto agli Stati Uniti, primi fautori della dottrina punitiva contro Mosca, che scambi commerciali limitatissimi con la Russia ,35 miliardi contro i 411,9 dell’Ue. Molti imprenditori italiani seguono questa linea, dicendo che le misure commerciali prese non corrispondono agli interessi commerciali dell’Italia.

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