Il capo della polizia di Kiev, Oleksandr Tereshuk è stato silurato nel quadro di una controversa campagna di epurazione lanciata dalle autorità ucraine del dopo-Maidan. Ad annunciarlo è stato proprio il premier Arseni Iatseniuk, precisando che centinaia di funzionari pubblici sono già stati rimossi in base a una legge votata nel 2014 che colpisce chi sia stato ritenuto compromesso con l’ex presidente filorusso Viktor Ianukovich, ma anche – a scoppio ritardato – chi lavorò negli organi di partito sovietici o nel Kgb.
La notizia arriva proprio all’indomani dell’interruzione del cessate il fuoco nella parte orientale dell’Ucraina: sembra proprio che gli accordi di Minsk siano in briciole, nonostante negli ultimi mesi siano riusciti a contenere – anche se mai a spegnere del tutto – gli scontri tra separatisti filorussi e forze governative ucraine. Da ieri, più nessuna finzione: a Marinka e Krasnohorivka, sobborghi controllati dai governativi di Donetsk, in mano ai ribelli, sono esplose vere e proprie battaglie con carri armati e artiglieria pesante. Con la guerra sono tornati anche gli scambi di accuse, gli avvertimenti degli Stati Uniti e la convinzione del Cremlino di essere di fronte a provocazioni ucraine. E intanto da Bruxelles, l’Unione europea avverte che le sanzioni al Cremlino potrebbero essere prolungate fino a gennaio.
Torna a impennarsi il numero delle vittime. I separatisti parlano di almeno 15 combattenti uccisi, e di centinaia di minatori intrappolati sottoterra a causa dei blackout provocati dai bombardamenti. Gli ucraini denunciano tre militari morti e 31 feriti, ancora tre sarebbero le vittime civili. Il totale, provvisorio, è di 24 vittime. Il premier ucraino è convinto che sia stata Mosca ad aver orchestrato una ripresa delle ostilità, e sulla stessa linea Washington: “La Russia + direttamente responsabile per gli attacchi – ha commentato Marie Harf, portavoce del dipartimento di Stato -. Qualunque tentativo di occupare altro terreno comporterà costi crescenti”. La situazione sembra destinata a riaprire la possibilità di forniture occidentali di armi all’Ucraina.
Mosca, però, respinge le accuse. “Chi sta cercando di far aggravare la situazione militare lungo la linea di contatto – ha reagito il ministro degli Esteri Serghei Lavrov – volontariamente o involontariamente persegue l’obiettivo di impedire progressi nei colloqui su tutti gli aspetti chiave”. Finchè la gente è impegnata a combattere, ha detto Lavrov, “ecco pronta la scusa per non affrontare le riforme politiche”. Anche i separatisti ribaltano la responsabilità per la ripresa degli scontri sugli avversari. Eduard Basurin, portavoce dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, parla di “offensiva provocatoria” dell’esercito ucraino.