Gli abitanti del villaggio di Paanama, nella provincia orientale dello Sri Lanka, torneranno presto ad abitare nelle loro case. Finalmente il Consiglio dei ministri ha preso una decisione in merito alla questione dei cittadini che per motivazioni turistiche avevano subito un esproprio forzato, ritrovandosi quindi senza casa, e ha restituito i terreni ai legittimi proprietari. “L’11 febbraio scorso – spiega Chinthaka Rajapakshe, moderatore del Movement for Nation Land and Agricoltural Reform (Monlar) – il Consiglio dei ministri ha stabilito la restituzione delle terre poste sotto il controllo dell’esercito e dell’aviazione militare in quanto ‘zone ad alta sicurezza’. È una mossa positiva del nuovo governo e una grande vittoria per gli abitanti”.
A riguardo si dichiara soddisfatto anche il presidente dell’Organization for the Protection of Paanam Pathuwa, Somasiri, che ringrazia i “tanti gruppi locali e stranieri che hanno sostenuto la nostra lotta”, e continua dicendo che “siamo davvero grati a tutti loro per l’aiuto collettivo”, sottolineando come le minacce e gli abusi non abbiano impedito di avere il coraggio per andare avanti.
La questione è iniziata nel 2011, quando l’allora presidente, Mahinda Rajapaksa – sconfitto alle elezioni di quest’anno – ha avviato una serie di progetti di sviluppo in particolar modo nell’ambito del turismo, per rendere lo Sri Lanka una “Meraviglia dell’Asia”. Tali piani prevedono la costruzione di resort e alberghi di lusso, con l’ambizioso obiettivo di avere 2,5 milioni di turisti entro il 2016 ed entrate per miliardi di rupie. Gli appalti però sono tutti affidati a grandi multinazionali straniere e la popolazione locale non è coinvolta in nessuna decisione, al massimo è sfruttata come manodopera, nonostante i progetti colpiscano i cittadini con espropri forzati e violazioni di ogni genere.