Categories: Esteri

Turchia: Erdogan firma la riforma sul presidenzialismo, referendum il 16 aprile

Logo Interris - Turchia: Erdogan firma la riforma sul presidenzialismo, referendum il 16 aprile

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: Turchia: Erdogan firma la riforma sul presidenzialismo, referendum il 16 aprile

Recep Tayyip Erdogan ha firmato la riforma costituzionale che introduce il presidenzialismo in Turchia, approvata dal Parlamento di Ankara il mese scorso, dando così il via libera all’indizione del relativo referendum confermativo. La data della consultazione, che verrà fissata nelle prossime ore dal Consiglio elettorale supremo (Ysk), sarà molto probabilmente il 16 aprile.

Attorno alla consultazione cresce, però, la polemica, specie dopo il nuovo decreto dello stato d’emergenza, entrato in vigore dopo il fallito golpe del 15 luglio, secondo cui l’autorità per le telecomunicazioni (Rtuk) non sarà più obbligata a far rispettare alle tv private le regole fissate dal Consiglio elettorale supremo (Ysk) sulla par condicio in spot e trasmissioni propagandistiche. Secondo le opposizioni, si tratta di una misura che favorirà la maggioranza dell’Akp di Erdogan, partigiana del “sì”, che già in precedenti consultazioni aveva goduto di maggiore spazio sulle emittenti nazionali. “Non si è mai visto un governo così spaventato dalla libera volontà del popolo”, ha accusato Kemal Kilicdaroglu, leader del socialdemocratico Chp, principale forza anti-Erdogan. Nella campagna per le ultime elezioni politiche del novembre 2015, le autorità accertarono un totale di 580 violazioni, la gran parte proprio per uno spazio insufficiente garantito alle opposizioni.

La riforma per il presidenzialismo, fortemente voluta da Erdogan, è guardata con apprensione da buona parte della comunità internazionale, a partire dall’Unione europea. Il timore è che l’ampliamento dei poteri del capo di Stato turco possa comportare una nuova stretta sulle libertà civili. Dopo il golpe fallito, Erdogan ha, infatti, avviato una stagione di purghe che ha coinvolto il mondo giudiziario, accademico, militare e della stampa. Migliaia di persone sono state licenziate o finite agli arresti con l’accusa di appartenere alla presunta rete guidata da Fetullah Gulen, imam milionario fuggito negli Stati Uniti dopo aver rotto con Erdogan. Da tempo la Turchia chiede agli Usa la sua estradizione, considerandolo ispiratore del colpo di Stato.

redazione: