Ankara alza la voce contro gli Stati Uniti, colpevoli di non concedere l’estradizione all’Imam Fethullah Gülen, considerato dal governo turco il mandante e la mente del golpe fallito lo scorso 15 luglio. L’imam vive da anni in Pennsylvania e la Turchia ne reclama l’estradizione, mentre gli Usa hanno chiesto prove certe a suo carico.
Per bocca del suo ministro della Giustizia Bekir Bozdag, la Turchia avverte gli Usa. “Se Gülen non verrà estradato, gli Stati Uniti sacrificheranno le relazioni a causa di questo terrorista” ha detto Bozdag all’agenzia di stampa ufficiale Anadolu, sottolineando che l’antiamericanismo in Turchia è a livelli record a seguito delle divergenze tra i due alleati Nato sulla questione Gülen. L’imam e magnate, ha aggiunto Bozdag secondo quanto riporta l’agenzia Anadolu, deve rientrare in Turchia per essere sottoposto ad un processo.
“Il presidente della Turchia sta ricattando gli Stati Uniti, minacciandoli di ritirare il sostegno del suo Paese alla coalizione internazionale contro lo Stato islamico” scriveva sul New York Times, quattro giorni fa, il predicatore Gülen in risposta alle parole del portavoce della presidenza turca Ibrahim Kalin, che tramite Nyt aveva detto: “Gli Stati Uniti non dovrebbero permettere che quest’uomo sfrutti le loro leggi per evitare di affrontare un processo giusto e legittimo in Turchia”.