In Tunisia le forze speciali dell’anti-terrorismo hanno arrestato 21 persone coinvolte con l’attentato al Museo del Bardo. In questo modo altre due cellule jihadiste che hanno collaborato alla preparazione dell’attacco sarebbero state smantellate. Lo rende noto il ministro degli Interni spiegando che nel corso delle ultime settimane sono state fermate 46 persone sospette. Il loro ruolo è stato quello di fornire informazioni pratico logistiche ma anche quello di aver aiutato a fuggire e proteggere gli implicati nella strage.
Pochi giorni fa il settimanale tunisino “Akher Khabr”, ha pubblicato un articolo in cui si legge che al centro delle organizzazione per l’attentato ci sarebbe una donna, la moglie di Maher Gaidi, membro del movimento Oqba ibn Nafaa, affiliato ad al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi). I due, ricercati dalla polizia, avrebbero ispezionato più volte il Museo nazionale nei giorni precedenti al 18 Marzo. La mattina dell’attacco poi avrebbero trasportato le armi nei pressi del complesso all’interno di un’auto di colore nero e intorno alle 11 del mattino hanno aperto il fuoco tra i turisti in visita al Bardo, uccidendone 22 tra cui 4 italiani.
Intanto nel Paese è salita la tensione a causa dell’allerta terrorismo, solo la settimana scorsa la forze di sicurezza hanno ucciso 9 militanti della brigata Okba durante un raid nella regione meridionale. L’attacco al Bardo dimostra come il fondamentalismo islamico si stia diffondendo a macchia d’olio, in attesa di conquistare il fronte nordafricano con la Libia in prima linea, dove il Califfato approfittando del caos politico in cui riversa il Paese, ha già trovato terreno fertile.