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Tsipras: “No alla bozza dell’Eurogruppo, nemmeno con una pistola puntata”

Se già prima dell’incontro dell’ Eurogruppo sembravano deboli le possibilità di raggiungere un accordo sul debito greco, oggi sono ufficialmente sfumate: la Grecia ha rifiutato le proposte dei ministri dell’Economia e delle Finanze degli altri 18 Paesi riuniti a Bruxelles, che prevedeva un’estensione del programma di assistenza finanziaria alle stesse condizioni fissate dal memorandum sottoscritto dal precedente governo. Così la riunione, che si era svolta fino a quel momento in un clima di alta tensione, è stata sospesa per consentire vertici bilaterali. L’Eurogruppo è ora aggiornato a venerdì e il presidente Jeroen Dijsselbloem ha lanciato un ultimatum: Atene ha tempo fino a giovedì per decidere. E il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha chiarito che “spetta alla Grecia chiedere un’estensione”. “Non c’è alternativa”, ha confermato il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici.

Ma è proprio questo il punto: Atene a queste condizioni non ci sta. Perché il programma elettorale con cui Tsipras ha trionfato alle elezioni del 25 gennaio prevede l’addio all’austerity e non contempla il rispetto delle vecchie clausole di contenimento della spesa pubblica. Tsipras ha definito le proposte come “assurde e inaccettabili”, rincara la dose: “L’ultima dichiarazione dell’Eurogruppo è una provocazione”. Il premier greco ha però aggiunto di essere «ottimista» sulle possibilità di arrivare ad un accordo. Saranno i leader politici europei e non dei tecnocrati a trovare una soluzione alla questione del debito sostiene il premier greco. “Il negoziato non dipende dai tecnocrati ma dai leader politici europei”, conclude. Dello stesso avviso il ministro Varoufakis, che sostiene che “il problema dell’Ue è che ora c’è un Governo che mette in discussione un programma fatto dall’Europa, e la nostra difficoltà – prosegue il ministro – è convincere l’Europa a sostituire un programma che non ha funzionato”.

Ma continua a salire la tensione, nonostante gli auspici del presidente della Bce, Mario Draghi, che domenica sera aveva detto che “non ha senso speculare su una possibile uscita della Grecia dalla moneta unica”. Wolfgang Schaeuble, che guida il dicastero delle Finanze di Berlino, che già era stato scettico nelle sue dichiarazioni prima dell’incontro, ha continuato la sua provocazione, auspicando che la Grecia si renda conto “che non si può continuare a vivere al di sopra dei propri mezzi e poi continuare a fare proposte su come gli altri dovrebbero continuare a mantenere questo tenore di vita”. Ma ha rincarato anche la dose, dicendo che “la Grecia deve decidere cosa vuole fare. Nessuno dei colleghi all’Eurogruppo lo ha capito”, ma soprattutto deve decidere se vuole rimanere nell’euro. Inevitabile la risposta a stretto giro di Gavriil Sakellaridis, portavoce del governo Tsipras, che ha replicato: “Quello che è irresponsabile e quello che è responsabile è soggettivo. Io potrei dire allo stesso modo che il comportamento della Germania è irresponsabile, ma non voglio arrivare a uno scambio di osservazioni”.

Però ormai per Atene è una corsa contro il tempo, infatti la scadenza dell’attuale programma di aiuti è fissata a fine mese e in assenza di un nuovo accordo per incassare i 7 miliardi che costituiscono l’ultima tranche di aiuti, il Paese rischia di trovarsi senza liquidità necessaria per pagare gli stipendi e far fronte alle spese correnti. In gioco ci sono quasi 190 miliari di debito che sono nelle mani degli altri paesi europei, i paesi più esposti Germania, Francia e Italia.

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