Dopo Macron è il giorno di Merkel: la Casa Bianca accoglie il secondo leader mondiale in pochi giorni, mentre per il presidente Trump il conto arriva a tre (da ricordare anche il minivertice svolto a Mar-a-Lago con Shinzo Abe) nell'arco di un paio di settimane. La cancelliera tedesca è stata accolta dal presidente degli Stati Uniti nello Studio ovale, con il Tycoon pronto a ribadire la saldezza dei rapporti fra loro anche se, lamenta, “qualcuno non lo ha capito… L'importante che lo capiamo noi”. Un incontro preliminare, più che altro informale (non più di una ventina di minuti), a seguito del quale i due leader hanno relazionato in una conferenza congiunta incentrata su diversi temi sensibili, non ultimo il bilaterale fra le Coree, da molti definito un punto di svolta per la storia delle due parti della Penisola coreana. Ma non solo Kim e Moon: nell'agenda di Trump e Merkel anche altri temi sensibili che, da diversi mesi, stanno interessando l'opinione pubblica mondiale, dalla politica dei dazi a quella sul nucleare iraniao.
Dazi, Trump: “Basta squilibri”
Proprio sul tema dei dazi, però, il paventato feeling armonico fra presidente e cancelliera è sembrato piuttosto incerto. Merkel ci ha provato anzi, a dirla tutta lo scopo del suo viaggio a Washington consisteva proprio nel far desistere l'alleato d'oltreoceano dal suo proposito di dare il via alle nuove tariffe sulle importazioni di acciaio (25%) e di alluminio (10%) anche nei confronti dell'Europa. Nulla di fatto e, ancor più emblematica, è la differenza evidente che gli incontri ravvicinati con Merkel e Macron hanno mostrato: distaccato, a dispetto degli “ottimi rapporti” ribaditi, quello con la cancelliera tedesca, enfatico e di intesa palpabile col presidente francese. Per Donald Trump il mantra è chiaro: “Basta squilibri commerciali con l'Unione europea, serve reciprocità”. Ne aveva già parlato all'indomani dell'annuncio sui nuovi dazi e, nonostante il tentativo in extremis della leader tedesca, la marcia del Tycoon su questo punto appare inarrestabile, tanto che la stessa Merkel si è ritrovata ad ammettere che “la decisione sui dazi è nelle mani del presidente”.
Nucleare Iran, Usa verso la recessione
Sostanzialmente simile anche il discorso sul nucleare iraniano. Con il maggio venturo, gli Stati Uniti dovrebbero regredire dall'accordo esistente, aprendo la strada per rinegoziare l'intesa ma, allo stesso tempo, scavando un solco profondo con l'Europa. Anche se questo punto il presidente statunitense è stato piuttosto chiaro: “E' improbabile che gli Stati Uniti rimangano nell'accordo dopo maggio senza modifiche sostanziali”. Nuovi termini sono attesi dunque e, in qualche modo, la stessa cancelliera ha dovuto precisare che “servono ulteriori colloqui e riflessioni”. Circostanze che rendono quantomai evidente la distanza esistente fra Europa e Stati Uniti sulla questione e che, in modo altrettanto chiaro, lasciano intendere che le posizioni fra Washington e Berlino restano pressoché identiche dopo il vertice fra Trump e Merkel. Del resto anche il neo-segretario di Stato, Mike Pompeo, aveva lasciato supporre dalla Nato a Bruxelles che, con l'arrivo del prossimo mese, il presidente deciderà di recedere dall'accordo sul nucleare. Punto di vista confermato dallo stesso Tycoon, incalzato da un giornalista tedesco: “Non parlo mai di piani militari. Posso dire però che l’Iran non arriverà mai a possedere la bomba atomica. E' una certezza che può mettere in banca”.