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Trump, tutti gli uomini (e le donne?) del Presidente

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Una short list di 41 nomi per assegnare i ruoli della futura amministrazione. E’ l’indiscrezione uscita sui media americani del lavoro che Trump e il suo staff stanno facendo in questi giorni per arrivare al 20 gennaio – giorno dell’insediamento ufficiale – con le idee chiare.

In pole come possibile capo del Pentagono c’è il deputato Duncan Hunter. Newt Gingrich sarebbe il candidato al posto di segretario di Stato, possibile alternativa a Bob Corker, senatore del Tennesse ora a capo della commissione Esteri, e a John Bolton, l’uomo delle false prove del governo Bush sulle armi di distruzione di massa di Saddam, che scatenò la guerra all’Iraq.

Per il generale Mike Flynn si profila il posto di consigliere nazionale per la Sicurezza; per il Tesoro il ballottaggi è tra  Steven Mnuchin –  ex uomo Goldman Sachs  – e Jamie Dimon, amministratore delegato dell’altra grande banca d’affari a stelle e strisce, JPMorgan. È considerato il maghetto di Wall Street per il ruolo svolto nel 2008, in piena crisi economica. Per la Difesa si parla di Jeff Session, senatore dell’Alabama ed ex consigliere di Trump, di Jim Talent e del veterano della Sicurezza nazionale Stephen Hadley.

Agli Interni andrebbe il superconservatore David Clark, sceriffo afro-americano di Milawkee, che si è caratterizzato per il pugno di ferro a favore delle forze dell’ordine in risposta alle proteste dei neri contro le violenze degli agenti, oppure come alternativa Forrest Luca, cofondatore di Lucas Oil. Ma non è tutto: per questo incarico sta circolando pure il nome di Sarah Palin: secondo indiscrezioni, all’ex governatore dell’Alaska potrebbe andare questo ruolo chiave oppure l’agenzia delle risorse naturali, inclusi petrolio e gas.

Candidato alla Sanità sarebbe, infine, l’ex rivale di Trump alle primarie Ben Carson, che lavorerebbe per cancellare l’Obamacare. 

Discorso a parte per Rudolf Giuliani: fin dall’inizio della campagna, è in corsa per varie posizioni. Con i suoi trascorsi e il pugno duro usato negli anni ’90 nella Grande Mela, Giuliani sembra favorito per il ruolo di segretario alla Sicurezza nazionale o direttore della Cia.

Un’altra ipotesi per Giuliani è quella di ministro della Giustizia, ruolo per cui è in corsa però anche Chris Christie. Fedelissimo di Trump dopo aver accantonato le aspirazioni presidenziali, Christie è di recente più defilato dopo i problemi giudiziari sullo scandalo del George Washington Bridge, che ha portato alla condanna di due assistenti del governatore del New Jersey.

Per la comunicazione infine sono in corsa Jason Miller e Hope Picks, che ha fatto da portavoce per la campagna di Trump dopo aver lavorato nelle public relation della società di Ivanka Trump.

Mattia Sheridan: