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Trump punta a nord: vuole la Groenlandia

Non è un unicum, per carità, perché di precedenti illustri ce ne sono. Di sicuro, però, l'ultima idea di Donald Trump dà il peso di come la natura del businnes-man resista anche quando la veste è quella di presidente degli Stati Uniti. Il Tycoon, come rivelato dal Wall Street Journal, in vista dell'imminente visita in Danimarca metterà sul tavolo del bilaterale con la premier, Mette Frederiksen, una inaspettata proposta d'acquisto: sul piatto, le trattative per portare la Groenlandia sotto l'egida degli Stati Uniti anche se, al momento, non è chiaro con quale rango visto che, nonostante appartenga alla Danimarca, l'enorme isola viene di fatto geograficamente considerato territorio degli Stati Uniti. Di sicuro, sarebbe una mossa di un certo peso, considerando che la Groenlandia rappresenta l'isola più grande del Circolo polare artico e, nondimeno, del pianeta intero, nonostante lo status di Paese meno popolato del mondo anche se solo come nazione costitutiva. Non che in groenlandesi sembrino essere d'accordo visto che, una volta circolata la notizia, hanno fatto circolare un comunicato che sintetizzava in modo chiaro la loro posizione: “La Groenlandia non è in vendita”.

Dall'Alaska a oggi

Secondo quanto riferito dal Wsj, l'idea di Trump non avrebbe incontrato dissenso. Anzi, i consiglieri del presidente avrebbero avallato l'ipotesi di annettere anche da un punto di vista politico la Groenlandia agli Stati Uniti (anche se, probabilmente, non come Stato), considerando il ruolo strategico dell'isola nella geopolitica artica (qui si trova peraltro un'importante base militare americana, la Thule Air). Non va dimenticato che, perlomeno da un punto di vista ambientale, l'acquisto dell'isola implicherebbe anche un'immediata presa di coscienza sul piano climatico, visti gli allarmi lanciati dai climatologi sul rischio di scioglimento dei ghiacci che la ricoprono quasi interamente. Ma non solo: l'importante risvolto geopolitico riguarderebbe quella che, di fatto, sarebbe la prima espansione a nord da parte degli Stati Uniti d'America dopo l'annessione dell'Alaska. Da ricordare che, anche in questo caso, si trattò di un acquisto: anno 1867, con l'allora presidenza di Andrew Johnson, quando il segretario di Stato William H. Seward negoziò direttamente con la Russia la cessione di quella porzione di territorio a nord-ovest del Canada, dove una trentina di anni più tardi verrà scoperto l'oro. L'Alaska verrà poi annessa come stato membro della Federazione solamente nel 1959, sotto la presidenza Eisenhower.

Il tentativo Truman

Per quanto riguarda la Groenlandia, il precedente d'acquisto più illustre riguarda certamente il tentativo, non andato a buon fine, del presidente Harry S. Truman, che si vide respingere una proposta da 100 milioni di dollari. Circostanza che, secondo gli analisti, non dovrebbe ripetersi con Donald Trump visto che, a suo favore, giocherebbe l'attuale condizione finanziaria della Danimarca, la quale senza la Groenlandia risparmierebbe diverse centinaia di milioni annuali in sussidi. Una mossa, peraltro, che consentirebbe al Tycoon di affrontare una campagna elettorale con in tasca un accordo storico con tanto di territorio in dotazione. Resta da capire come la interpreterebbero gli elettori.

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