Trump: “Pronti a difendere Seul contro le minacce della Corea del Nord”

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In una telefonata con il presidente sud coreano Hwang Kyo Ahn, Donald Trump ha ribadito “l’impegno di ferro” degli Stati Uniti a difendere Seul, “anche attraverso la fornitura di ampia deterrenza, usando lo spettro completo delle capacità militari” statunitensi. I due presidenti hanno inoltre concordato di “fare passi per rafforzare le capacità di difesa comuni contro la minaccia nord coreana”. Il contenuto della telefonata è stato reso pubblico dalla Casa Bianca.

Dieci giorni fa, durante la cerimonia di insediamento del 45esimo presidente Usa, Kim Jong-un aveva lanciato il guanto di sfida a Trump ripetendo che la Corea del Nord è in possesso di due missili balistici intercontinentali, pronti ad essere lanciati sulle metropoli americane. L’intelligence americana e fonti militari sudcoreane avevano confermato l’esistenza delle due postazioni missilistiche sulle rampe mobili. Da qui, la necessità per il Presidente Usa di stringere alleanze strategiche nella regione.

Intanto proseguono in Patria le proteste contro il magnate, “scaricato” anche da Uber, l’azienda con sede a San Francisco che fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso una app che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti. Il co-fondatore e a.d. dell’applicazione di car sharing , Travis Kalanick, ha definito “sbagliato e ingiusto” il bando all’ingresso di cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana ordinato dal tycoon.

Un recente ordine esecutivo del neo presidente, impedisce infatti per tre mesi l’ingresso negli Stati Uniti alle persone provenienti da sette stati a maggioranza islamica, tra i quali anche Siria e Iran. Per protesta, il regista iraniano Asghar Farhadi, una nomination all’Oscar per la pellicola “The salesman” (Il cliente) come miglior film straniero, ha dichiarato che non parteciperà alla serata degli Academy Awards poiché la nuova politica immigratoria è “inaccettabile”.

Per giustificare il suo bando temporaneo anti rifugiati e anti immigrati, il magnate ha chiamato in causa il suo predecessore democratico Barack Obama. “La mia politica è simile a ciò che fece il presidente Obama nel 2011 – ha spiegato Trump in una nota – quando bandì i visti per i rifugiati iracheni per sei mesi”.