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Trump e Abu Mazen condannano l’attacco di Manchester: “Sono malvagi perdenti”

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Il primo pensiero di Donald Trump e Abu Mazen dopo il vertice tra i due leader a Betlemme è stato per le vittime dell’attentato di Manchester. “Quei giovani sono stati assassinati da malvagi perdenti – ha detto il presidente Usa – gli assassini devono essere sradicati per sempre dalla nostra società. Siamo con il popolo di Gran Bretagna. Gli autori dell’attacco di Manchester non sono mostri ma solo perdenti. Questo è come dovrebbero essere chiamati”. Anche il presidente palestinese ha condannato con forza l’attacco e inviato le sue condoglianze alle famiglie delle vittime e al premier britannico Theresa May.

Dopo il cordoglio la conferenza stampa congiunta si è concentrata sulla pace in Medio Oriente, considerata un passaggio chiave anche nell’ottica della lotta al terrorismo di matrice jihadista. “Sono impegnato a cercare e raggiungere un accordo di pace tra israeliani e palestinesi” ha sottolineato Trump, ricordando che “un accordo tra israeliani e palestinesi porterebbe ad un processo di pace nell’intero Medio Oriente. “La pace – ha aggiunto – è una scelta che dobbiamo fare ogni giorno e l’America è qui per rendere questo sogno possibile per i giovani ebrei, musulmani e cristiani. In questo spirito di speranza siamo venuti a Betlemme chiedendo un mondo più pacifico, più sicuro e più tollerante per tutti noi”.

Ma la pace, ha avvertito, “non potrà mai metter radici in un ambiente dove la violenza è tollerata, finanziata e premiata“. La nostra società, ha aggiunto, “non può avere tolleranza per il bagno di di sangue e la strage di gente innocente”.

Abbas da parte sua ha sottolineato che quello fra israeliani e palestinesi non è “un conflitto tra religioni”. “Noi siamo aperti al dialogo con i vicini israeliani per una pace genuina. Il nostro problema sono l’occupazione, le colonie, ed il rifiuto di Israele di riconoscere lo Stato di Palestina cosi’ come noi abbiamo invece riconosciuto il loro. Il problema non è fra noi e l’ebraismo, è fra noi e l’occupazione.

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