E’ durata 11 giorni la luna di miele tra Donald Trump e Anthony Scaramucci. Il presidente Usa ha, infatti, deciso di rimuovere l’uomo messo a capo del suo staff di comunicazione al posto di Sean Spicer. Trump ha trovato “inappropriati” i commenti di “The Mooch” (in una recente conversazione con il New Yorker) e ha voluto sollevare il nuovo chief of staff, John Kelly, dal peso di quell’episodio, ha spiegato la Casa Bianca.
Il generale Kelly ha messo subito in chiaro chi comanda nella West Wing: tutti rispondono a lui, compreso lo stratega di Donald Trump Steve Bannon, la figlia del presidente Ivanka e il genero e consigliere Jared Kushner. E’ il nuovo corso, con cui Trump tenta di voltare pagina. E se poche ore prima il presidente twittava “Nessun caos nella Casa Bianca”, alla luce degli sviluppi quel messaggio adesso suona come una promessa più che una constatazione.
Troppo hanno pesato fino ad ora gli attriti e gli scontri al 1600 di Pennsylvania Avenue. Perché se prima c’erano le fazioni – con da una parte Bannon ad incarnare lo spirito populista e mantenere vivo il messaggio nazionalista della campagna elettorale, dall’altra Rience Priebus l’uomo di partito per tenere il canale aperto con l’establishment e poi l’influente Jared Kushner con i suoi dossier di politica estera e l’approccio apparentemente moderato- poi è arrivato Scaramucci.
Trump lo aveva voluto nonostante il freno di Bannon e Priebus. Si fidava: The Mooch era amico dei figli, Donald Jr ma anche Ivanka e Jared vedevano di buon occhio quella new entry. Oltre al fatto che modo di fare e tono ricordavano talmente il presidente che subito si è guadagnato il nomignolo di “mini-me“. E poi il 53enne finanziere in campagna elettorale per Trump si era speso moltissimo, salvo poi “saltare il turno” alla Casa Bianca, rimanendo senza posto nonostante le promesse sulla base delle quali aveva anche venduto la sua società, “skyBridge“.
Il suo momento era arrivato un venerdì pomeriggio ed era salito subito sul podio della briefing Room alla Casa Bianca lasciato libero da Spicer che aveva rassegnato le dimissioni in coincidenza con la sua nomina. L’esordio era stato buono: aveva promesso un rapporto migliore con i media che aveva poi salutato lanciando un bacio nella sala stampa. Subito il giro degli studi televisivi di Washington di programma in programma di tutti i principali network e tv via cavo. Ma Scaramucci alla Casa Bianca è stato una meteora. E’ bastato un reporter esperto e ligio nel clima surriscaldato di Washington che Scaramucci è uscito dal seminato, ha superato il limite, anche per Trump. Una invettiva senza freni contro Priebus e Bannon, a tratti particolarmente volgare, la minaccia di licenziare tutti in nome della guerra senza quartiere alle fughe di notizie, l’inaccortezza di lasciare quella conversazione “on the record” e Scaramucci è fuori. Lo ha voluto Trump, ma non solo. La Casa Bianca parla di decisione presa di “comune accordo“, fatto sta che il generale Kelly non aveva bisogno di fare il chief of staff, ma il presidente lo ha chiamato per voltare pagina e gli ha dato “piena autorità“.