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Trump, attacco al “Nyt”: “Ha fatto fallire un piano contro Al-Baghdadi”

Un altro attacco frontale alla stampa da parte del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. L’ennesimo nel corso della sua ancor breve presidenza, costellata da numerosi punti sensibili fra i quali, non ultimo, proprio il suo rapporto coi media, mai particolarmente roseo dal suo insediamento alla Casa Bianca. Nel mirino del Tycoon, però, non c’è il “Washington Post”, il quotidiano capitolino protagonista, negli ultimi mesi, di diverse esclusive sul Russiagate. A scatenare l’ira del presidente è stato il “New York Times” il quale, secondo The Donald, avrebbe addirittura impedito la realizzazione di un’operazione dell’Intelligence americana mirata all’uccisione del leader dell’Isis, Al-Baghdadi, del quale è ancora sconosciuta la sorte. L’attacco del presidente è arrivato con un post via Twitter nel quale, però, non ha fornito ulteriori dettagli sulla questione, limitandosi a dire che il quotidiano newyorkese “ha anteposto i suoi interessi davanti a quelli della sicurezza nazionale”.

La versione del “Nyt”

Un’accusa pesantissima quella dell’inquilino della Casa Bianca alla quale, però, il “Nyt” ha risposto seccamente, fornendo le spiegazioni sul cosa, sul come e anche sul quando. Il riferimento di Trump sarebbe a un servizio della “FoxNews” (andato in onda poco prima del tweet presidenziale), nel quale era citato il generale Tony Thomas che, nel corso di un forum, ha dichiarato l’imminenza del rintracciamento di Al-Baghdadi dopo un’incursione del 2015: “Una pista ottima. Sfortunatamente venne fatta filtrare da un importante quotidiano nazionale una settimana dopo e la pista scomparve”. Stando al canale di Rupert Murdoch, il riferimento del generale era a un articolo del “Nyt” apparso nel giugno del 2015 anche se, come riportato dalla stessa testata newyorkese, “il Pentagono non pose alcuna obiezione alla pubblicazione dell’articolo e nessun funzionario americano senior se ne è mai lamentato pubblicamente fino ad ora”.

Giallo Al-Baghdadi

Il pezzo quindi, secondo quanto riferito dal giornale della Grande Mela, non solo venne letto dalla Difesa ma non fu nemmeno obiettato da alcun membro del Pentagono. Una spiegazione che, almeno in parte, smorza i toni della polemica. A lasciare l’intera comunità internazionale con il fiato sospeso, invece, è più che altro la vera sorte di Al-Baghdadi, il capo Daesh che, nei giorni scorsi, è stato spesso dato per morto. Addirittura, il 28 maggio scorso, le autorità russe avevano riferito della sua avvenuta uccisione nella periferia di Raqqa senza che, però, nessuna fonte ufficiale sia finora mai arrivata a confermarlo. Tutt’altro: ad arrivare in Occidente sono state voci che invitano a credere l’esatto opposto, ossia la sopravvivenza del leader del Califfato. Un’eventualità rimarcata dal segretario alla Difesa degli Stati Uniti, John Mattis: “Credo che sia ancora vivo e gli stiamo dando la caccia”. Una frase arrivata poco prima della raffica di tweet del presidente Usa che, continuando a ribadire la sua autorità nell’esercitazione della grazia (eventualmente anche su stesso), alimenta ulteriori dubbi sulla sorte dell’obiettivo numero uno delle Intelligence planetarie.

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