E'ormai questione di ore e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, farà luce sulla questione del nucleare iraniano e sull'eventuale uscita degli States dai termini dell'accordo stipulato nel 2015. Come da “prassi”, l'annuncio arriva via Twitter e, in qualche modo, contribuisce a scaldare l'attesa su quella che sarà la mossa definitiva del Tycoon su una questione fin troppo dibattuta. Nelle ultime ore, il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, aveva invitato Trump a non accantonare l'accordo sull'Iran anche se, a ben vedere, qualora acconsentisse il presidente contravverrebbe a uno dei suoi mantra elettorali: la scelta riguarderà, in sostanza, se ripristinare o no le sanzioni che l'amminsitrazione Obama aveva cancellato proprio in virtù dell'accordo di tre anni fa, con spettatori interessanti tutti i Paesi che di quell'intesa furono mediatori (Francia, UK, Germania, Russia e Cina, oltre agli stessi Usa).
La posizione dell'Iran
La risposta definitiva arriverà alle 20 di oggi (le 14 negli Stati Uniti). Fino a quel momento regna l'incertezza su quale sarà, dopo mesi di rinvii e pareri discordanti, l'opzione definitiva del Tycoon. Da parte sua, l'Iran resta vigile e, attraverso il presidente Rohani, ha fatto sapere che “se anche gli Usa si ritirassero dall'accordo sul nucleare, l'Iran manterrà fede all'intesa, se l'Unione europea garantirà che la Repubblica islamica trarrà benefici dall'accordo”. Il che, in sostanza, significa non solo che la parte europea avrà voce in capitolo ma anche che, in caso di esito negativo, lo Stato mediorientale potrebbe decidere di riattivare il proprio programma nucleare. Un'eventualità sulla quale si è mostrato cauto lo stesso Boris Johnson, il quale ha comunque espresso la propria perplessità sul fatto che l'amministrazione non possiede un piano B qualora decidesse infine di recedere sui termini dell'accordo.
Sanzioni e rischi
Altro punto focale, di nuovo in ottica di un annullamento, sarebbero le sanzioni (quelle stilate dal Congresso nel 2012) che, qualora applicate, andrebbero a prevedere la riduzione sensibile delle importazioni di petrolio iraniano per altri Paesi, con rischio di ulteriori sanzioni, stavolta sul piano bancario, in relazione alle transazioni finanziarie con l'Iran. In virtù di una situazione di forte stallo (seppur ormai in fase solutiva a stretto giro), l'Alto rappresentante dell'Unione, Federica Mogherini, ha ribadito che l'Europa “rimane impegnata nella piena attuazione dell'accordo sul nucleare iraniano”