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Trump al Congresso parla da “presidente” e sull’immigrazione tenta la strada del compromesso

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Una riforma dell’immigrazione, però non così severa come il “muslim ban”, eliminare le Obamacare, tagliare le tasse e investimenti nelle infrastrutture. Sono questi i temi principali che il presidente Donald Trump  ha affrontato nel suo primo discorso di fronte al Congresso a Camere riunite. Durante il suo discorso, il presidente Usa, non ha indicato strategie precise con le quali intende raggiungere i suoi obiettivi, ma ha cercato di creare anche un ponte con i suoi oppositori.

L’apertura sull’immigrazione

Trump ha colto di sorpresa anche esponenti del suo stesso partito, quando ha annunciato alla possibilità di un compromesso – ossia non espellere gli immigrati clandestini che non hanno commesso reati – che consentirebbe a molti degli 11 milioni di irregolari di rimanere negli Usa da residenti regolari. “Forse è venuto il tempo di varare una legge che garantisca uno ‘status’ legale a molti immigrati senza documenti a patto che si trovi un compromesso su questa materia”. Occorre però, ha ribadito “abbandonare l’attuale sistema, che vede arrivare manodopera poco qualificata, e sostituirlo con uno basato sul merito“. E a tal proposito ha citato gli esempi di Canada e Australia. Confermata la creazione di un “grande muro” lungo il confine con il Messico, che difenda l’America da “droga e crimine“.

Sanità

Toni decisamente più netti sull’Obamacare, che, secondo Trump, “va cancellata“. “Chiedo ai repubblicani e democratici di lavorare insieme per salvare gli americani da questo disastro che sta implodendo”. Al suo posto andranno approvate riforme che “favoriscano la libertà di scelta, abbassino i costi e allo stesso tempo offrano una sanità migliore”.

Scuola ed economia

Importante anche il passaggio sull’istruzione. Trump ha spiegato che essa rappresenta “i diritti civili del nostro tempo”. E dunque è necessario approvare al più presto una legge che finanzi le scuole per i giovani più svantaggiati, come afroamericani e latinos. Tutte le famiglie, ha aggiunto, devono essere libere di scegliere gli istituti che preferiscono “pubbliche, private o religiose”. Sul fronte dell’economia il presidente Usa ha chiesto al Congresso di intervenire affinché riprenda la costruzione delle grandi “infrastrutture americane” investendo 1.000 miliardi di dollari, reperiti nel pubblico e nel privato. Quanto al commercio, Trump, pur dicendosi un sostenitore del “libero scambio” ha ricordato che con l’accordo Nafta con Messico e Canada gli Stati Uniti hanno perso il 25% della loro occupazione nell’industria.

Politica estera

Sul fronte della politica estera il numero uno della Casa Bianca ha indicato nuovamente la lotta al terrorismo come una priorità. “Come promesso – ha rimarcato – ho dato disposizioni al dipartimento della Difesa di mettere a punto un piano per demolire e distruggere l’Isis, una rete di selvaggi senza legge che hanno massacrato musulmani e cristiani, uomini, donne e bambini di tutte le fedi e i credi”. Il piano d’azione anti jihad procederà in parallelo con un rafforzamento della sicurezza interna per proteggere “il nostro Paese dal terrorismo islamico”. E per questo ha annunciato un nuovo ordine divieto dopo quello annullato dai tribunali, perché “non è la compassione ma l’incoscienza a permettere un ingresso incontrollato da luoghi dove non esistono controlli adeguati”. Sul fronte Nato ha ribadito l’impegno dell’America ma ricordato che tutti i Paesi membri “devono fare la loro parte”, per cui “ci aspettiamo che i nostri partner, nella Nato o in Medio Oriente, assumano un ruolo diretto e significativo nelle operazioni militari e paghino la loro giusta quota di costi”.

Discorso presidenziale

Gli osservatori americani e internazionali hanno definito l’intervento di Trump al Congresso come il primo discorso “presidenziale” del nuovo inquilino della Casa Bianca. Persino l’ostile Washington Post parla di “un intervento ‘sorprendentemente presidenziale‘”, dove sparisce quella visione cupa che ha caratterizzato la campagna elettorale del tycoon e il suo primo mese alla Casa Bianca. Lo scenario evocato nel giorno dell’insediamento viene sostituito da una visione più ottimistica del futuro. Visione in cui addirittura trova spazio uno degli slogan iconici di Barack Obama: “hope”. “Dobbiamo avere il coraggio di esprimere le nostre speranze. E sperare – ha affermato Trump – che queste speranze e i nostri sogni si trasformino in azioni. Da ora in poi l’America sarà guidata dalle nostre aspirazioni, non oppressa dalle nostre paure”

Manuela Petrini: