Sette miliziani islamici sono stati condannati a morte in Bangladesh per un attacco ad un caffè a Dacca in cui, nel 2016, furono uccise 22 persone, tra cui 9 italiani. E’ la decisione presa dal tribunale antiterrorismo della capitale. La Corte ha affermato che il loro obiettivo era destabilizzare la nazione a maggioranza musulmana di 168 milioni di persone e trasformarla in uno stato militante. “Sette degli accusati sono stati condannati a morte. Un accusato è stato assolto”, ha detto ai giornalisti il procuratore capo di Dhaka Abdullah Abu.
L'attentato del 2016
Inizialmente l'attacco, con la presa di ostaggi, era stata rivendicata dall'Isis, ma le autorità locali hanno concentrato le indagini negli ambienti jihadisti del Paese. L’assalto, che durò 12 ore, è stato compiuto da giovani armati di fucili d'assalto e machete a un caffè nel benestante quartiere Gulshan della capitale. I terroristi obbligarono i clienti del ristorante a recitare versi del Corano e uccisero gli occidentali che non conoscevano il testo sacro.
Chi sono i condannati
Gli imputati condannati sono accusati di essere gli ideologi del massacro. La polizia ha accertato che all'attacco parteciparono 21 persone, ma solo 8 furono accusate, poiché le altre 13, inclusi i cinque esecutori della strage, morirono nell'attentato o in altre operazioni successive delle forze speciali.
Le parole di papa Francesco
Al rientro dal viaggio apostolico in Thailandia e Giappone, Papa Francesco è intervenuto anche sulla pena di morte e ha detto che non è morale, non si può fare: “la condanna – ha detto il Papa – deve essere sempre per il reinserimento, una condanna senza finestre di orizzonte non è umana. Anche per l'ergastolo si deve pensare come l'ergastolano si possa reinserire, dentro o fuori”. Quello di papa Francesco è stato un invito a lottare contro la pena di morte.