Ok dal Consiglio di sicurezza dell’Onu a una risoluzione di supporto agli sforzi di Turchia e Russia per porre fine alla violenza in Siria e dare impulso ai negoziati per la pace. Il provvedimento è stato approvato all’unanimità e chiede, tra le altre cose, la distribuzione “rapida, sicura e senza ostacoli” degli aiuti umanitari in tutto il Paese. Le Nazioni Unite si attendono poi un incontro tra i rappresentanti del regime di Assad e quelli dell’opposizione entro gennaio ad Astana.
Ma la tregua resta fragile. I ribelli hanno dichiarato che considereranno il cessate il fuoco come “nullo e vuoto” se le forze governative e i suoi alleati “continueranno a violarlo“. “Continue violazioni da parte del regime, bombardamenti e tentativi di attacco alle zone sotto il controllo delle fazioni rivoluzionarie renderanno l’accordo (di cessate il fuoco) nullo e vuoto”, si legge in un comunicato di varie fazioni ribelli “moderate“, citate dal quotidiano britannico Independent. I ribelli, inoltre, affermano di avere l’impressione che governo e opposizioni abbiano firmato due versioni differenti dell’intesa, una delle quali omette “un certo numero di punti chiave ed essenziali non negoziabili”, senza però specificare quali.
Fra le violazioni denunciate dall’ong Osservatorio siriano dei diritti umani (Ondus), scontri fra truppe governative e ribelli nella provincia centrale di Hama e l’uccisione di un uomo da parte di un cecchino alla periferia di Damasco: quest’ultimo è la prima vittima ufficiale da quando, alla mezzanotte fra giovedì e ieri, è ufficialmente scattato il cessate il fuoco che, se reggerà, porterà le parti a colloqui nella capitale kazaca Astana.
Ottimista sulla tenuta della tregua è l’inviato Onu Staffan De Mistura. In Siria “questa volta la tregua può funzionare” per un “fatto oggettivo. Russia, Turchia e Iran hanno una presenza militare cospicua sul terreno. Ma soprattutto hanno un interesse comune, anche se motivato da ragioni diverse tra loro” ha detto nel corso di un’intervista al Corsera. “Putin ed Erdogan – ha osservato – si sono resi conto che, senza una soluzione politica, dovrebbero far fronte a una guerra d’usura per altri quattro o cinque anni: la caduta di Aleppo non significa la fine del conflitto interno. La Turchia, inoltre, non vuole altri 200 mila rifugiati e teme che nel nord della Siria si cristallizzi uno Stato curdo”. De Mistura ritiene inoltre che “Putin abbia la genuina volontà di trovare nuove formule politiche per la Siria”: lo dimostra il vertice convocato ad Astana tra le varie parti in guerra, “altrimenti avrebbe lasciato le cose come stanno, con Assad padrone assoluto a Damasco”. Sulla possibilità di una Siria divisa in più parti, De Misura ha commentato: “Certo, ma sarei cauto su questo punto. Il principio dell’unità nazionale è sempre molto importante in casi come questi”.