Che non fosse un vertice facile, quello di Mosca, lo si era intuito subito, perlomeno da quando Fayez al-Serraj, leader del governo di accordo nazionale, aveva deciso di non incontrare neanche al tavolo delle trattative il rivale Khalifa Haftar, leader della Cirenaica e, al momento, in veste di attaccante nell'ambito dello scacchiere libico. Il tavolo congiunto organizzato da Russia e Turchia, attori attivi nell'ambito del conflitto civile, una con Haftar, l'altra con Serraj, è servito per redigere una bozza di accordo, firmata dal presidente di Tripoli ma, almeno per ora, lasciata in bianco dal generale. Haftar ha deciso di non firmare, chiedendo tempo almeno qualche ora per pensarci su. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha fatto sapere che il genrale renderà noto in mattinata se porrà o meno la sua firma sull'accordo, gettando le basi per una distensione. In caso contrario, molto probabilmente, in Libia l'escalation proseguirà a oltranza.
Notte di riflessione
Nonostante le tante (troppe) incertezze, fra gli staff diplomatici al tavolo di Mosca continua a filtrare ottimismo. Anche il premier italiano, Giuseppe Conte, si è detto fiducioso che, alla fine, anche Haftar si convincerà a siglare l'accordo già sottoscritto dal rivale Serraj: “Haftar ha chiesto ancora di meditare un attimo sul testo dell'accordo del cessate il fuoco in Libia – ha detto il presidente del Consiglio dal Cairo -. Si è preso questa notte per pensarci su, ma io sono fiducioso che domani sottoscriverà”. Meno convinzione per il ministro Lavrov, il quale si limita a sperare che “il maresciallo Haftar decida di firmare il documento”, facendo inoltre notare che anche il presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Salah, ha chiesto tempo per riflettere, mentre l'omologo del Consiglio di Stato di Tripoli, Khaled al-Mechri, si è uniformato a Serraj, firmando il testo.
I termini
Nodo cruciale, a quanto pare, sarebbero i termini della tregua proposta da Putin ed Erdogan, concordi nel chiedere il cessate il fuoco (poi ottenuto) e tentare una sterzata diplomatica convincendo i due uomini di punta del conflitto libico a stabilire un accordo più duraturo. Secondo al-Arabiya, il documento prevedrebbe sostanzialmente tre punti: ritiro delle parti in conflitto, stop all'inserimento militare turco e invio di una squadra Onu a supervisionare il rispetto della de-escalation.