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Tra Israele e Palestina si alza il muro. Netanyau è contro ogni trattativa

 “Il conflitto israelo-palestinese non è la seconda guerra mondiale. Non ci sono vinti e vincitori, ma ognuno ha vinto e perso a modo proprio”. Le parole di Aluf Benn, il direttore del quotidiano israeliano “Haaretz” intervistato da atlanteguerre.it, rendono abbastanza l’idea di quel “muro tosto” che si sta creando tra Israele e Palestina. La guerra sembra finita, il cessate il fuoco procede ma i negoziati, già fermi dal giorno in cui è stata annunciata la tregua, restano completamente bloccati.

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyau, secondo quanto affermato da “Haaretz”, non sembra infatti voler riprendere le trattative di pace con i palestinesi. Il segretario di stato USA John Kerry aveva programmato un viaggio sulla striscia per un “sondaggio” del terreno finalizzato a organizzare una ripresa dell’iniziativa diplomatica post-conflitto, ma ha rinunciato alla partenza proprio dopo aver constatato che né Netanyahu, né il leader palestinese Mahmoud Abbas, sono interessati a nuovi colloqui.

Israele ora è diviso in due, perché secondo quanto riferito dal quotidiano, il consiglio del gabinetto di sicurezza israeliano di giovedì scorso ha visto uno scambio di parole molto dure tra il Ministro della Giustizia Tzipi Livini, che vuole la ripresa dei negoziati, e il ministro della Difesa Moshe Yaalon che al contrario intende allontanarsi momentaneamente da eventuali trattative con la fazione avversa. Netanyahu pare identificarsi completamente con la posizione di Yaalon, mentre il Ministro delle Finanze Yair Lapid verte verso la posizione della Livni. L’ala centrista – quella pro-negoziato – è in assoluta minoranza all’interno del governo e sarà dunque difficile che la richiesta di riprendere un dialogo con la Palestina verrà ascoltata.

Livni e Lapid hanno inoltre annunciato pubblicamente la decisione delle autorità di espropiare circa 400 ettari di terreno in Cisgiordania. L’espropriazione ha l’obiettivo di ampliare il blocco di insediamenti di Gush Etzion, area comprendente l’avamposto illegale di Gva’ot, in cui sono insediate dieci famiglie e una scuola religiosa. I ministri hanno dichiarato che simili decisioni danneggiano Israele internazionalmente e in coro, infatti, è giunta la disapprovazione da parte del mondo occidentale: sono partite critiche da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia, Egitto e Nazioni Unite.  

 

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