Toys “R” Us, tra le più note catene di negozi di giocattoli al mondo, alza bandiera bianca e annuncia la messa in stato di liquidazione di tutti i suoi punti vendita negli Stati Uniti.
Conferma
A confermare una voce che circolava da ore è stato l'amministratore delegato dell'azienda, Dave Brandon, che in una dichiarazione ha parlato di “un giorno profondamente triste per noi come per milioni di bambini e famiglie che abbiamo servito negli ultimi 70 anni”. Brandon si è detto “molto deluso dal risultato” ma “non abbiamo più il supporto finanziario per continuare le operazioni negli Usa”.
Posti a rischio
La notizia era stata anticipata mercoledì dal Wall Street Journal, secondo il quale la storica catena di giochi si preparava a vendere o chiudere tutti i suoi negozi negli Stati Uniti. Nella nota non se ne fa menzione ma sarebbero 33mila i posti di lavoro coinvolti.
Crisi
Fondata nel 1948, la compagnia è in amministrazione controllata da settembre, schiacciata dall'ecommerce e dai suoi debiti. Ha 881 negozi solo negli Usa e circa 65mila dipendenti in tutto il mondo. Nonostante la bancarotta con il Chapter 11, proclamata lo scorso settembre, l'azienda ha incontrato difficoltà a raggiungere un accordo con i creditori per la ristrutturazione del debito. A questo si sono aggiunte le vendite deboli durante delle festività, che hanno allontanato la speranza di chiudere un accordo con i creditori per ristrutturare i suoi 5 miliardi di dollari di debito. Un mix che ha spinto la società a valutare seriamente la possibilità di liquidare le sue operazioni negli Stati Uniti. La scomparsa di Toys “R” Us negli Stati Uniti sarebbe l'ennesima prova di come il commercio al dettaglio tradizionale è un settore ormai in netta crisi. E di come il mondo dei giocattoli, messo al muro dai videogiochi, soffra.