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Tory, tutti i nomi per il dopo May

Aun primo impatto potrebbe sembrare un paradosso, ma a ben vedere decisamente non lo è: con le annunciate dimissioni di Theresa May il Regno Unito deve fare i conti con una situazione politica che, improvvisamente, non vede più la Brexit come obiettivo primario. O meglio, finire bene le trattative per l'uscita dall'Unione resta la priorità ma ricompattare un Parlamento in piena bufera potrebbe esserlo di più: se May si è fatta da parte, come richiesto quasi più dalla fronda dei brexiteers Tory che da altri fronti, resta ora da capire chi ne prenderà il posto alla guida dei conservatori prima ancora che a Downing Street. In sostanza, la sfida Brexit dovrà ora necessariamente passare da un rimpasto del pratito che (grazie al Dup) ha ancora la maggioranza ma che, al tempo stesso, potrebbe ritrovarsi di fronte a una difficile sfida, quella delle elezioni anticipate. Le quali, a loro volta, potrebbero in gran parte essere determinate da quelle che saranno le garanzie sul tema Brexit.

I candidati

Ora come ora, l'interesse generale è nel vedere chi prenderà il posto di Theresa May alla guida dei Tory. Qualche nomination era già stata avanzata, in realtà più di una in queste ultime settimane, quando il destino della premier appariva ormai chiaro: Boris Johnson su tutti, ex ministro e sostenitore accanito della linea dura sulla Brexit; Dominic Raab, successore di David Davis come segretario di Stato; David Lidington, nome con meno appeal ma considerato la figura ideale per il ruolo di traghettatore nell'ultima fase di negoziato; e via discorrendo con Jeremy Hunt, la fresca dimissionaria Andrea Leadsom, Michael Gove, Penny Mordaunt, Sajid Javid e l'ultimo in ordine cronologico, il ministro della Salute Matt Hancock, forse il nome più inaspettato. Va detto, però, che nemmeno fra questi nomi emerge una netta linea comune: Rory Stewart per esempio, candidato fra i più apprezzati, in quanto uomo di grande cultura ed ex funzionario in Iraq, oltre che segretario di Stato per lo Sviluppo internazionale, ha fatto sapere che non avrebbe servito sotto Boris Johnson (il candidato con più chance) poiché in disaccordo per “un'uscita dal nulla”.

L'altra possibilità

In sostanza, il percorso per la nuova leadership Tory sarà tutt'altro che semplice, nonostante gli altri partiti se l'aspettino completo per luglio. May ha fatto sapere che lascerà la guida del partito il 7 giugno, continuando comunque a mantenere l'ufficio a Downing Street finché non verrà determinato il suo successore. Nel frattempo, gli altri schieramenti restano alla finestra: se il successore di Theresa May fosse costretto a convocare le elezioni (eventualità che tutti i Tory vogliono scartare) quella della Brexit non sarebbe più una sfida comune ma un motivo di sfida.

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