Nove tombe sono del cimitero di San Luis – città a 800 chilometri a nordovest di Buenos Aires – sono state vandalizzate da ignoti.
Assalito
L'episodio, riferito dal quotidiano israeliano Haaretz, si è verificato poche ore dopo il ferimento del Grande rabbino d'Argentina, Gabriel Davidovich. Nella notte tra domenica e lunedì alcuni individui si sono introdotti nel domicilio del capo della comunità ebraica argentina (una delle più importanti del mondo fuori da Israele, con 400.000 ebrei), lo hanno picchiato, trattenendo la moglie con la forza, e poi hanno derubato denaro e oggetti di valore prima di scappare. “Sappiamo che sei il rabbino dell'Amia”, hanno urlato gli aggressori, almeno sette secondo la ricostruzione fornita dal presidente dell'Associazione mutuale israelitica argentina (Amia), Jorge Knoblovits.
“Attacco antisemita”
Il Grande rabbino ha riportato diverse fratture alle costole e la perforazione di un polmone. “E' stato un attacco antisemita”, ha aggiunto Knoblovits. Nel condannare l'attacco, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha sottolineato che “l'antisemitismo non deve essere poter nemmeno alzare la testa”. Su Twitter l'Associazione mutuale israelitica argentina ha chiesto alle autorità di “fare piena luce” sull'accaduto. Per ora la polizia indaga sul caso, trattandolo come se fosse un furto, ma per l'Amia i commenti fatti dagli assalitori sono “un motivo di allarme“. I rappresentanti del Congresso ebraico mondiale si sono detti “sbalorditi” per l'accaduto. “Dobbiamo lottare contro questi rigurgiti di odio“, ha reagito Isaac Herzog, presidente dell'Agenzia ebraica per Israele.
Precedenti
L'Amia era già finita nel mirino dell'antisemitismo: nel 1994 un attentato contro il centro culturale di Buenos Aires fece 85 vittime. Le prove sono andate perse o contaminate, deliberatamente o per incompetenza, e per giunta il procuratore che indagava sull'attacco, Alberto Nisman, fu assassinato nel 2015. L'omicidio – inizialmente presentato come un suicidio – si verificò poche ore dopo la sua testimonianza contro l'ex presidente Cristina Fernandez de Kirchner e l'ex ministro degli Esteri, Hector Timerman: il magistrato li aveva accusati di essere coinvolti nell'insabbiamento dell'attentato, ritenuto dagli inquirenti di matrice iraniana, per proteggere un accordo commerciale tra Buenos Aires e Teheran.