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Tillerson: “Pyongyang minaccia globale”. Il regime scherza col fuoco: “Pronti nuovi ‘pacchi regalo'”

Non si allenta la tensione nella penisola coreana dopo che l’ultimo test di Pyongyang, nel quale è stato impiegato un missile capace di raggiungere l’Alaska. Stati Uniti e Corea del Sud hanno risposto alla provocazione lanciando razzi di precisione nelle acque territoriali sudocoreane. Un messaggio rivolto al regime di Kim Jong-un che ripropone in chiave bellica una legge della fisica: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.

Del resto il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, dopo il test di Pyongyang non ci era andato per il sottile, ribadendo che la Corea del Nord rappresenta una “minaccia globale” e auspicando una “azione globale”, perché “tutte le nazioni dovrebbero dimostrare alla Corea del Nord che ci sono conseguenze per il loro perseguire nel programma nucleare“. In precedenza era già arrivata la condanna da parte del Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, il quale senza mezzi termini aveva parlato di “pesante violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza” che “costituisce una pericolosa escalation della situazione”. La leadership di Pyongyang, aveva aggiunto, “deve evitare altre azioni provocatorie e rispettare i propri obblighi internazionali”, sottolineando l’importanza che “la comunità internazionale sia unita per affrontare questa sfida“.

Kim, tuttavia, sembra non badare alle minacce e agli avvertimenti e ribadisce di essere pronto a nuovi test. Il regime fa sapere che non rinuncerà mai ai suoi lanci, che definisce “pacchi regalo” per gli Stati Uniti. L’obiettivo di Pyongyang è quello di creare un proprio arsenale di armi nucleari a lungo raggio in grado di colpire qualunque parte degli Stati Uniti. Secondo gli analisti ci vorranno ancora molti anni per realizzare l’obiettivo di Kim Jong Un, ma il lancio di un missile intercontinentale viene comunque visto come una “linea rossa” oltre la quale, se la Corea del Nord non sarà fermata, sarà solo una questione di tempo.

Il regime ha annunciato, fra l’altro, di aver verificato con “successo” le tecnologie di ritorno nell’atmosfera delle testate nucleari su missili intercontinentali. Tali strumenti assicurano la protezione da alte temperature e vibrazioni quando la testata è in fase di rientro nell’atmosfera. Se confermate, le affermazioni del Nord sarebbero un chiaro passo in avanti verso l’utilizzo “ordinario” di missili nucleari capaci di raggiungere anche le coste occidentali degli Usa. La Kcna ha dato inoltre conto del nuovo materiale in carbonio resistente e sviluppato in proprio impiegato nel test di ieri, al quale ha assistito il leader Kim Jong-un in veste di capo delle operazioni, capace di mantenere le temperature interne basse, tra i 25 e i 45 gradi.

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