Resta tutto aperto in Venezuela dove, come ultimo atto a sostegno in ordine di tempo all'autoproclamata presidenza di Juan Guaidò, è arrivato il riconoscimento da parte del colonnello dell'esercito venezuelano, Ruben Paz Jiménez. Un atto ufficiale e di grande forza se si pensa che, in questo modo, uno dei leader delle Forze armate ha disconosciuto l'autorità del presidente in carica Nicolas Maduro. Allo stesso tempo, Jiménez ha invitato la Forza armata nazionale bolivariana (Fanb) a “permettere l'ingresso di aiuti umanitari” nel Paese, allo scopo di salvare vite umane. Un appello (e una presa di posizione) arrivata in un filmato fatto circolare sulla rete, parlando del suo schieramento come un gesto per il Paese. Jiménez, peraltro, segue in questo modo l'esempio del colonnello José Luis Silva Silva (delegato militare a Washington) e Francisco Esteban Yanez Rodriguez (generale dell'Aeronautica militare), divenendo il terzo alto ufficiale a dichiararsi dalla parte di Guaidò.
La posizione di Jiménez
Jiménez, nel suo filmato, ha spiegato che “facendo uso di un diritto costituzionale, il 23 gennaio ho marciato in uniforme insieme al popolo venezuelano per disconoscere Maduro come presidente e riconoscere il presidente dell'Assemblea nazionale, Juan Guaidò, come presidente ad interim e capo della Forza armata venezuelana”. Il colonnello, inoltre, ha affermato che “come medico confermo la problematica sanitaria che vive il Paese. Sono molte le vite che possiamo salvare. Lasciate che il popolo abbia diritto alla salute. Lei, generale Padrino Lopez (ministro della Difesa venezuelano, ndr), rinsavisca, la storia lo giudicherà”. Intanto, nel Paese sono attese nuove manifestazioni a sostegno sia di Maduro che dell'autoproclamato presidente.
La proposta della Russia
Nel frattempo, la Comunità internazionale si muove per cercare di contribuire alla risoluzione della crisi. Ci starebbe provando la Russia che, come riportato dall'agenzia Tass, ha in programma di presentare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite una bozza di risoluzione alternativa a quella proposta dagli Stati Uniti (incentrata sull'indire nuove elezioni, annullando quelle del 2018), parlando di “risoluzione con mezzi pacifici” e del raggiungimento di “una soluzione politica”, facendo leva affinché fra le possibili variabili possa essere considerato il Meccanismo di Montevideo, proposta di mediazione da parte di Uruguay, Messico e altri Paesi caraibici “al fine di contribuire in modo efficace allo sviluppo allo sviluppo di un dialogo aperto e senza imposizioni”.