E’ il giorno del dolore a Sydney dopo il sequestro in una cioccolateria che ha causato la morte di due ostaggi e del sequestratore. Migliaia di cittadini hanno deposto fiori accanto al bar dove è avvenuta la tragedia. L’Australia piange le due vittime dell’assalto di ieri al caffè di Sydney, che secondo le ultime ricostruzioni sarebbero morte nel tentativo di salvare gli altri ostaggi, al termine di un assedio da parte di un iraniano durato 16 ore. Il manager del locale, Tori Johnson di 34 anni, e una cliente, l’avvocato Katrina Dawson di 38, madre di tre figli, sono morti durante l’incursione. La polizia non ha detto se i due siano stati uccisi dal sequestratore o colpiti nel fuoco incrociato, ma secondo notizie non confermate Johnson stava tentando di disarmare l’uomo, mentre la Dawson cercava di proteggere un’amica incinta, e un colpo è partito. E’ la versione abbracciata anche dall’arcivescovo di Sydney Anthony Fisher, durante una cerimonia celebrata nella vicina cattedrale cattolica di St. Mary’s, in cui ha elogiato l'”eroismo” delle due vittime.
L’Isis intanto ha lanciato nuovo minacce, riportate dal Site: “La sollevazione dei musulmani e altri attacchi ‘domestici’ saranno inevitabili” se l’Occidente continuerà con i suoi “crimini contro l’Islam” e sottolinea come il sequestratore di Sydney un mese fa avesse dichiarato la sua ‘sottomissione’ al ‘califfo’ al Baghdadi, seppure in forma “inusuale”. “Coloro i quali chiedono alleanza al califfo dei musulmani chiedono alleanza ad Allah e al suo messaggero”, ha scritto Man Haron Monis, il sequestratore ucciso ieri a Sydney, citato dal Site giusto une mese fa. E ancora: “Allah mi ha onorato di poter chiedere alleanza all’imam dei nostri tempi”. Secondo Rita Katz, la cacciatrice dei jihadisti online e fondatrice del Site, si tratta del resto di affermazioni “inusuali”, perché Monis “non fa mai il nome di Baghdadi”, e i ‘proclami’ del sedicente predicatore ‘non necessariamente prefigurano che egli sia parte di un piano dell’Isis”. Il ministero degli Esteri iraniano ha sottolineato l’instabile “situazione psicologica” del sequestratore di Sydney e il fatto che le autorità australiane fossero a conoscenza del suo stato. Come riferisce l’agenzia Isna, la portavoce del dicastero ha sostenuto che la situazione dell’uomo era “chiara ai responsabili del Paese”. La portavoce ha notato che l’uomo aveva ricevuto asilo in Australia vent’anni fa.