Le elezioni municipali a Taipei, Capitale di Taiwan, consegnano simbolicamente l’isola in mano allo schieramento indipendente: il premier Jiang Yi-Huah, si è dimesso dopo che il suo Partito nazionalista, il Kuomintang, ha ottenuto il 40% dei voti, mentre il Partito Democratico Progressista, il 47%. A vincere il confronto è Ko Wen-je, medico 55enne, la vera novità della tornata elettorale.
E’ un duro colpo per Taiwan, i cui leader stavano avviando una strategia di riavvicinamento alla Cina: ma la Capitale dell’isola ha voluto dare un segnale chiaro ai vertici del Paese. Un vero e proprio “terremoto politico”, come è stato definito da molto osservatori internazionali, con risultati peggiori delle attese: una moderata sconfitta era infatti prevista, ma non era stata certo messa in conto una totale debacle. I taiwanesi hanno votato in quello che veniva considerato un referendum nazionale sulle politiche del presidente Ma Ying-jeou, che ha scommesso tutto sull’avvicinamento con Pechino e su relazioni più intense tra i due Stati.
L’isola di Taiwan, indipendente dalla Cina dal 1949, è considera una provincia “ribelle” dalle autorità comuniste della Repubblica Popolare: negli ultimi 6 anni di presidenza Ying-jeou, un processo di lento riavvicinamento era stato intavolato, nell’ottica di una futura riunificazione. Ma il voto di Taipei rimette tutto in gioco: fra la formazione del nuovo governo e le elezioni presidenziali, che si svolgeranno tra meno di due anni, tutto l’iter potrebbe essere rimesso in gioco.