Il Tribunale superiore di Giustizia del Brasile ha rispedito al mittente la nuova richiesta di habeas corpus presentata dagli avvocati di Lula da Silva, tentativo in extremis di scongiurare il carcere per l'ex presidente. Nulla di fatto: Lula deve consegnarsi, gli appelli sono finiti con la respinta della medesima richiesta avvenuta due giorni fa. Il 6 a 5 del Tribunale supremo aveva definitivamente chiuso al leader del Partito dei lavoratori sulla possibilità di eludere l'ipotesi del carcere in seconda istanza ma, nella giornata di ieri, era arrivato il mandato d'arresto firmato dal giudice Sergio Moro. Con un ultimatum: consegnarsi a Curitiba entro le 17 del giorno successivo, le 22 ora italiana, per iniziare a scontare i 12 anni di reclusione ai quali era stato condannato per il reato di corruzione nell'ambito dell'inchiesta Lava Jato.
Sit-in a Sao Bernardo
L'incognita era legata proprio all'atteggiamento di Lula, sul fatto di consegnarsi o meno alle autorità del Brasile. Scaduto il termine, l'ex presidente non si è consegnato, contrariamente a quanto paventato ieri dai suoi legali e, nel frattempo, la tensione nel Paese cresce. Al momento, i suoi avvocati hanno fatto sapere di star negoziando i termini dell'arresto, mentre l'ex presidente si trova ancora a Sao Bernardo dos Campos, sede storica del sindacato metallurgico Abc e luogo di numerose proteste operaie. Lula è lì da ieri, dopo esservisi recato una volta appreso di avere un mandato d'arresto pendente su di lui: presso l'Abc aveva salutato alcuni dei suoi sostenitori ma, contrariamente a quanto previsto, non ha parlato in pubblico. In realtà, non l'ha fatto mai nelle ultime 48 ore, ossia dopo essersi visto respingere la prima richiesta di habeas corpus.
Alta tensione
Intanto, la situazione a Sao Bernado si fa sempre più calda: il Partito dei lavoratori ha intenzione di schierarsi a difesa di quello che “resta il suo candidato”, con il senatore Lindbergh Farias a dichiararsi propenso all'arresto eclatante in mezzo al popolo, così da amplificare ancor di più l'impatto mediatico (oltre che politico) suscitato dalla vicenda giudiziaria che vede coinvolto l'ex presidente. Una strategia che non ha incontrato, almeno in toto, il parere positivo degli avvocati di Lula, i quali credono che una barriera umana possa portare a violenze e tensioni ancor maggiori. L'esaltazione dei manifestanti presenti nella zona era salita vertiginosamente durante la serata di ieri, quando era arrivata colei che Lula lo aveva sostituito, Dilma Rousseff.