“Fuoco e furia”, promette Trump. Secca e immediata è stata la replica del presidente degli Stati Uniti alla nuova ventilata minaccia del regime nordcoreano che, attraverso i propri mezzi di informazione, ha fatto trapelare la sua intenzione di colpire la base yankee dell’isola di Guam, nell’Oceano Pacifico. La notizia, arrivata nello Studio ovale dopo alcune ore, non ha certo contribuito ad alleggerire il clima di tensione che, nelle ultime ore, si è fatto sempre più tagliente fra Stati Uniti e Corea del Nord. Stando a quanto contenuto nel rapporto dell’Intelligence americana del 28 luglio scorso, del quale ha parlato anche il quotidiano della capitale, il “Washington Post”, l’esercito di Kim sarebbe già in possesso di mini-testate nucleari da applicare sui già testati missili intercontinentali.
La minaccia della Corea
Una minaccia rimbalzata in breve tempo dalle fonti militari nordcoreane fino a numerose testate occidentali che, in modo sempre più inquietante, accresce i timori legati alle possibili azioni di Pyongyang nei confronti degli Usa, particolarmente acuiti dalle sanzioni ipotizzate nei giorni scorsi contro il regime. La possibilità che la Corea possa colpire Guam ha scatenato l’ira del Tycoon, del tutto contrariato all’idea che Kim possa essere in possesso di testate in grado di minacciare le coste statunitensi. Va detto che, negli ultimi mesi, gli armamenti nordcoreani hanno incrementato sostanzialmente la loro capacità balistica (anche se l’ultimo test effettuato ha visto l’esplosione in volo del missile intercontinentale). Il timore dell’Intelligence americana, al momento, è che gli eventuali ostacoli tecnici possano essere superati in un tempo decisamente più breve di quanto stimato in precedenza.
Baza Calvo: “Guam protetta”
Nonostante la minaccia di sanzioni avanzata dall’Onu e l’altolà posto dalla Cina all’azione di Kim, il dittatore sembra intenzionato a proseguire sulla sua linea di riarmo, contribuendo ad accrescere i timori legati alla possibilità di ulteriori e pericolosi test. Per il momento il governatore di Guam, Eddie Baza Calvo, ha fatto sapere che non esiste alcuna minaccia imminente per il territorio, il quale è stato definito come ben protetto. Sulle parole di Trump, invece, qualche dissenso interno è stato manifestato, in particolare dal senatore repubblicano John McCain che, in riferimento al “fuoco e furia” annunciato dal presidente se dovesse concretizzarsi una nuova iniziativa di Pyongyang, ha parlato di dichiarazioni che non aiutano a stemperare il già tagliente clima di tensione: “Bisogna essere sicuri si possa fare quanto si dice”.