Kobane, cittadina curda ai confini con la Turchia, sta passando progressivamente sotto il controllo dell’autoproclamato Stato Islamico: le manifestazioni dei curdi nei confronti del governo di Ankara vanno avanti da più di una settimana e si conta, al momento, la morte di oltre 20 civili. Così entra in scena l’Iran, che già da ieri è a lavoro per convincere il Parlamento turco a un intervento atto a impedire ai jihadisti di occupare cittadina. Lo ha sottolineato il vice ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amir-Abdollahian, citato dall’agenzia Irna. “Dai nostri primi colloqui con la Turchia – ha spiegato Abdollahian – abbiamo capito che non è particolarmente favorevole all’aggravarsi della crisi nella regione e speriamo che avrà un ruolo positivo. La Turchia – ha continuato – può avere il ruolo più importante per aiutare i curdi di Kobane nel contesto del sostegno al governo siriano”.
Ma il ministro Turco degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, invoca l’aiuto della comunità internazionale: ieri, infatti, ha spiegato che “non è realistico che la Turchia conduca da sola un’operazione di terra in Siria”. In una conferenza stampa ad Ankara assieme al segretario generale nella Nato, Jens Stoltenberg – che ha preso il posto di Rasmussen l’1 ottobre – ha affermato che si stanno portando avanti colloqui, e una volta che sarà presa una decisione comune “la Turchia non si tirerà indietro e farà la sua parte”.