Dazi sulle merci cinesi per 50 miliardi di dollari: questa la proposta dell'amministrazione Trump su 1300 categorie di prodotti provenienti dal Paese asiatico, lanciando la sfida più aggressiva al commercio con Pechino negli ultimi anni. Fra i prodotti interessati da quello che è stato di fatto calcolato come il 25% di dazi, anche macchinari tecnologici, strumenti di comunicazione e materiali chimici secondo quanto comunicato dal rappresentante commerciale degli Stati Uniti. Una misura che, pare, include anche utensili domestici e componenti automobilistici anche se non prodotti quali abbigliamento e cellulari. Decisamente immediata la replica di Pechino che, attraverso l'ambasciata cinese negli Stati Uniti, ha fatto sapere che “tale azione unilaterale e protezionistica ha gravemente violato i principi ei valori fondamentali” dell'Organizzazione mondiale del commercio. Per questo, hanno aggiunto dalla sede diplomatica, la Cina utilizzerà il processo di risoluzione delle controversie dell'Omc e “prenderà misure corrispondenti in egual scala” contro i prodotti statunitensi.
Relazioni riviste
Con l'imposizione dei dazi e il radicale cambiamento dei rapporti commerciali con la Cina, l'amministrazione Trump va decisamente in controtendenza rispetto a quella dei suoi predecessori che, al contrario, avevano caldeggiato una rete di investimenti e di rapporti economici con il gigante asiatico ritenendo, da entrambe le parti, che tale cambiamento sarebbe stato nell'interesse di entrambi. La presidenza del Tycoon, invece, ha letto le relazioni con la Cina come fonte di scarsa produzione per gli Usa, invertendo la rotta sui prodotti (e sugli investimenti) cinesi e minacciando sanzioni: “Gli esperti cinesi non hanno una buona soluzione per tirarci fuori da questa soluzione, a parte i dialoghi di alto livello – ha spiegato Warren Maruyama, ex consigliere generale di Bush USTR al 'The Wall Street journal'”. Il rappresentante degli Stati Uniti Robert Lighthizer “potrebbe anche prendere la sua occasione”.
Linea dura
Solo qualche ora prima, l'ambasciatore cinese a Washington, Cui Tiankai, aveva ribadito la posizione dura di Pechino spiegando, in un'intervista a China Central Television, l'emittente televisiva statale del Dragone, che la Cina è pronta a “dare il meglio che ci si possa aspettare” in una guerra commerciale con gli Stati Uniti. Nell'ambito della stessa intervista, aveva annunciato altersì la replica di Pechino a eventuali dazi su importazioni statunitensi di prodotti cinesi soggetti a indagini sulla proprietà intellettuale, innescate ad agosto scorso, in base alla sezione 301 dello Us Trade Act.