Nonostante il leader della protesta sui nuovi testi scolastici a Taiwan si sia suicidato, gli studenti proseguono la loro lotta. Anzi, i compagni e gli amici lo vedono ora come un simbolo e un eroe della battaglia contro le istituzioni, mentre i genitori chiedono di rispettare la sua memoria, raccontando la sua storia di depressione. La sua morte non deve essere vista come effetto di una “sconfitta” inflitta dalle forze dell’ordine e delle istituzioni. “Ringraziamo la sua scuola e i suoi insegnati – racconta il padre – in questi anni, a volte molto difficili per nostro figlio, ci sono stati vicini nel vivere e combattere la sua depressione. Gli eventi degli ultimi giorni sono insignificanti rispetto alla sua storia di sofferenza”.
Ovviamente non sono della stessa idea le decine di studenti coinvolte nella protesta, soprattutto dopo il messaggio sibillino scritto alla vigilia del suo ventesimo compleanno: “Voglio far parlare i media, ma non posso dirlo ora. Ci sono cose che non si possono dire, si possono solo fare”. “Lui era molto lucido nelle sue scelte, il fatto che non si possa rivendicare posizioni di verità storiche a causa del regime in cui viviamo, è la dimostrazione che i singoli non contano nulla”, afferma Wang Liuvi che dal primo giorno ha partecipato alla protesta.
Il 2 agosto quasi 1000 studenti si sono radunati per continuare la protesta nel nome di Lin. La sua morte “ha risvegliato molte coscienze che avevano subito un lavaggio del cervello da parte del partito nazionalista Kuomingtang per decenni”, afferma un’altra studentessa. Si prevede che anche nel weekend non si arresterà la protesta.
I contenuti contestati riguardano in particolare quattro materie: geografia, cultura, storia e educazione civica. È storico il problema più controverso, infatti nei nuovi testi si legge che Taiwan “è stato recuperato dalla Cina”, invece che “dato alla Cina”, dopo la fine dell’occupazione giapponese nel 1945. È anche questo un punto di scontro, è scritto infatti che il “Giappone ha occupato l’isola”, invece di dire che “il Giappone ha governato” l’isola.