Il prossimo 29 novembre Taiwan vota per rinnovare le amministrazioni locali. Il grande arcipelago situato di fronte alla costa cinese conosciuto anche con l’antico nome di Formosa – l’isola più grande delle quattro – è chiamata alle urne per rinnovare le cariche amministrative. La battaglia elettorale per le elezioni municipali vede in lizza due schieramenti avversari. Il Kuomintang (Kmt) – il Partito nazionalista attualmente al potere – presenta come candidato Sean Lien fino a pochi mesi fa dato per favorito da tutti i sondaggi. Il Partito Progressista Democratico (DPP) – all’opposizione – schiera invece Ko Wen-je che si è affacciato nella campagna elettorale dapprima come outsider e poi sorprendentemente come principale pretendente alla carica di sindaco di Taipei, la capitale de facto dell’isola.
Il voto è particolarmente indicativo perché è il primo dopo le proteste del cosiddetto “movimento del girasole” avvenute a marzo e aprile 2014, quando gli studenti hanno occupato il Parlamento per tre settimane. Circa 100 mila persone – principalmente studenti – erano scesi nelle strade di Taipei e, vestiti a lutto con striscioni con scritto “a difesa della democrazia, respingete l’accordo”, avevano chiesto al governo di non ratificare il Cross – Strait Service Trade, l’accordo firmato nel giugno scorso con il dragone. Il contenzioso concerneva le autorità locali – che assicuravano che l’accordo sarebbe andato a beneficio dell’economia di Taiwan – e i suoi oppositori secondo i quali l’accordo avrebbe invece rafforzato la dipendenza economica dalla Cina.
Il risultato delle votazioni del 29 darà voce alle proteste o confermerà il potere precostituito. Entrambi i candidati stanno cercando di ingraziarsi l’elettorato giovanile, impresa non facile poiché entrambi sono caduti in passato in una spirale fatta di accuse reciproche. Lien è il figlio di un ricca famiglia del Kmt: i suoi commenti spesso arroganti in televisione lo hanno alienato da gran parte della gente comune. Ko, medico di professione, invece si è lasciato andare a frasi profondamente maschiliste, spiegando ad esempio in dettagli scabrosi il perché non sia diventato un ginecologo o dicendo della candidata di Chiayi che “essendo così attraente non dovrebbe candidarsi in politica ma lavorare come donna copertina nel settore alberghiero”. L’atteggiamento dei due candidati ha allontanato gran parte dell’elettorato femminile e dei giovani che sono in cerca di un rinnovamento della classe politica sentita troppo distante dai reali bisogni del Paese. Proprio per la presenza di tali fermenti, le elezioni municipali daranno comunque dei risultati significativi, da valutare attentamente in un’ottica di rapporti locali e internazionali.