Un massacro ad altissimo impatto emotivo attuato decapitando civili, rapiti a caso, davanti alle telecamere. Era il piano con cui l’Isis voleva colpire l’Australia. L’azione avrebbe così emulato le macabre esecuzioni iniziate il 19 agosto scorso con la morte dell’americano James Foley e sarebbe stata la risposta dello Stato Islamico a Canberra che ha annunciato proprio lunedì l’invio di 600 soldati e 8 aerei da guerra negli Emirati Arabi Uniti pronti a colpire in Iraq. Il governo australiano, dopo gli Usa, sembra il Paese più determinato a colpire gli jihadisti sunniti. L’operazione, la più vasta del suo genere mai organizzata in Australia, arriva appena una settimana dopo aver alzato il livello di allerta contro la minaccia terroristica costituita dai combattenti australiani dell’Isis di ritorno dal Medio Oriente.
In una serie di blitz tra Sydney e Brisbane con oltre 800 agenti, sono state arrestate 15 persone sospettate di far parte dell’organizzazione di estremisti islamici. Tra loro uno è già stato incriminato per gravi reati legati al terrorismo. Il totale dei mandati di arresto è di 25, per cui mancherebbero all’appello ancora 10 sospetti.
I blitz sono stati decisi dopo aver intercettato un messaggio di un “australiano apparentemente molto in alto nella gerarchia degli jihadisti” che faceva appello alle “reti di sostegno in Australia” a compiere “omicidi” pubblici, come riportato dal primo ministro Tony Abbott. Secondo la tv pubblica Abc, i sospetti stavano progettando in particolare di eliminare un civile a caso a Sydney, avvolgerlo in una bandiera dello Stato islamico e decapitarlo davanti ad una videocamera.