Si è concluso con l'arresto di dodici persone il tentativo di colpo di Stato sventato dal Consiglio militare dei transizione (Tmc) del Sudan. Ad annunciarlo alle emittenti locali è stato lo stesso portavoce del Tmc, Gamal Omer Ibrahim, il quale ha fatto sapere che il tentato golpe aveva l'obiettivo di far saltare l'accordo di condivisione del potere messo in piedi dal Consiglio militare di transizione e i gruppi di opposizione racchiusi nel gruppo delle Forze per la libertà la scorsa settimana, ma ancora non firmato dalle parti: “Si è trattato di un tentativo di impedire la firma dell’accordo raggiunto […] e che apre la strada al popolo sudanese affinché vengano esaudite le loro richieste” ha dichiarato il portavoce, classificando il tentativo come fra i “pericoli che minacciano la sicurezza di questa nazione da parte di un gruppo di persone che rifiuta le richieste della gente”.
Un accordo
L'accordo per la spartizione del potere nel periodo di transizione è stato raggiunto lo scorso 5 luglio grazie alla mediazione tra l'Unione Africana e l'Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad). Tuttavia, nonostante l'intenzione di entrambe le parti, la firma continua a slittare. In una conferenza stampa tenuta di recente ad Addis Abeba, i mediatori hanno reso nota la persistenza di alcune divergenze sulla Dichiarazione Costituzionale, il documento chiave dell'accordo, che determina i poteri dei diversi organismi del prossimo governo transitorio. Gli stessi hanno fatto, però, sapere che i lavori proseguono con lo stesso spirito di dialogo che ha condotto le due parti a mediare. Dalle colonne del quotidiano Sudan Tribune emergono dettagli sulle divergenze: stando a fonti locali, il corpo militare non intende cedere il potere esclusivo di dichiarare guerra e insiste affinché i poteri del parlamento siano confinati a questioni relative alla transizione. Le due parti, invece, hanno trovato un accordo sui restanti punti, come la composizione del Consiglio sovrano transitorio, che dovrà guidare il paese nel periodo precedente la costituzione di un nuovo esecutivo.
Passaggio di consegna
Il Consiglio transitorio sarà composto da undici membri, cinque per ogni parte più uno indipendente. Secondo l'accordo, il Consiglio militare di transizione presiederà il Consiglio per ventuno mesi mente, nei diciotto mesi susseguenti, la presidenza sarà detenuta dalle Forze per la libertà. La formazione del Parlamento, invece, è stata posticipata di tre mesi per lasciare spazio ad altre consultazioni, anche se le parti hanno confermato che hanno trovato un'intesa concorde sulle quote: il 67 per cento spetterà alle Forze per la libertà, mentre il 33 per cento al resto delle altre forze che hanno contribuito al ritiro del precedente presidente del Sudan, Omar al Bashir, che tuttavia hanno rinunciato a far parte del cartello. L'accordo, inoltre, prevede la presenza di un team tecnico incaricato di attuare le riforme economiche e politiche necessarie ad approntare le elezioni generali previste nel 2022.
Sete di giustizia
Per accontentare le rivendicazioni di giustizia del popolo sudanese, le due parti si sono, altresì, impegnate nell'istituzione di un Comitato indipendente, che goda del pieno sostegno dell'Unione Africana, per indagare sul sanguionoso soffocamento delle proteste a Khatum il 3 giugno scorso in cui 107 persone erano state massacrate dalle Forze armate. Nei giorni scorsi, nella capitale del Paese hanno protestato oltre un milione di persone per manifestare il loro dissenso contro gli atteggiamenti fortemente repressivi dei berretti rossi capitanati dal generale Dagalo.
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