Si fanno sempre più duri gli scontri a Juba, capitale del Sud Sudan, teatro da giovedì di combattimenti tra le forze fedeli al presidente Salva Kiir e le milizie rivali che sostengono il suo vice Riek Machar.
Secondo alcuni testimoni, le violenze delle ultime ore sono state peggiori di quelli dei giorni scorsi e si registra anche l’utilizzo di armi pesanti. Il bilancio ufficiale parla di almeno 270 morti. Tra le vittime ci sono anche due caschi blu del contingente cinese della missione di peacekeeping delle Nazioni Unite.
Secondo la Xinhua, che cita un funzionario della missione Unmiss coperto da anonimato, i due peacekeeper cinesi sono morti dopo che il mezzo su cui viaggiavano è stato raggiunto da un colpo di mortaio. L’attacco risale a domenica. “Posso confermare che domenica sera due cinesi sono stati uccisi e altri otto sono rimasti feriti. Tra i feriti quattro persone versano in gravi condizioni”, ha detto la fonte.
I combattimenti sono proseguiti sia a Juba che in altre zone. Nella capitale, nel quartiere di Tomping, dove sorge l’aeroporto, si sono avvertite “forti esplosioni”, mentre un residente del quartiere di Gudele parla di raffiche e di scoppi. Notizie di sparatorie anche vicino al quartier generale dei servizi d’intelligence. In città i negozi sono chiusi. Abitanti della capitale hanno riferito di attacchi con “artiglieria pesante e colpi di mortaio” anche nelle zone di Hai Cinema e Jebel, dove si trova la residenza di Machar.
Emma Dagi, operatrice umanitaria, ha avvertito tramite WhatsApp che Torit, nel sud, “è in fiamme”, ha avvertito tramite WhatsApp. La tensione resta altissima nel Paese che due giorni fa ha celebrato il quinto anniversario dell’indipendenza dal Sudan. Migliaia di persone stanno fuggendo da Juba e si stanno dirigendo verso Gurei, località 20 chilometri a ovest della capitale. Una fonte ha dichiarato a condizione di anonimato che sarebbero già 10mila le persone che hanno lasciato le loro case.
Il vice presidente del Sud Sudan Riek Machar, ex leader dei ribelli, ha lanciato un appello “alla calma e alla moderazione”. Tramite il suo account Twitter Machar ha accusato le forze fedeli a Silva Kiir di aver bombardato postazioni dei suoi fedelissimi. “Nelle ultime due ore – si legge – abbiamo subito pesanti bombardamenti da parte degli elicotteri del presidente Kiir. Questo ci dice che il nostro alleato non è interessato alla pace”. Machar, che ha affermato di non aver abbandonato la “speranza” per il “futuro” e che un “Paese ha bisogno di tutti noi”, ha quindi fatto “appello alla calma e alla moderazione”. “Io sono al sicuro. Nessuno dovrebbe usare le leggi per i propri interessi per destabilizzare questo Paese”, ha scritto il vice presidente rientrato a Juba lo scorso aprile.
Dal canto suo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, condannando le recenti azioni armate “nei termini più forti”, ha chiesto alle fazioni in guerra nel Sud Sudan di mettere immediatamente fine ai combattimenti e impedire il diffondersi di nuove violenze nel Paese. Come riporta la Bbc, in una dichiarazione approvata all’unanimità il Consiglio ha espresso “particolare sconcerto e sdegno” per gli attacchi alle postazioni Onu.