Il dado è tratto: Strasburgo ha chiesto di congelare i negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Ue, per la stagione di purghe avviata da Recep Tayyip Erdogan a seguito del tentato golpe del 15 luglio. E di sospenderli del tutto se Ankara decidesse di reintrodurre la pena di morte. Una risoluzione non vincolante, quella approvata dagli eurodeputati con una maggioranza ampia e trasversale.
Ma il peso politico c’è tutto: il messaggio è che l’Europa forse inizia a stufarsi di una telenovela che dura da trent’anni. La domanda di adesione della Turchia fu presentata nell’aprile del 1987 quando l’Ue nemmeno esisteva e c’era ancora la Cee. Da allora, una storia di stop and go che oggi probabilmente tocca uno dei suoi punti più bassi. Il voto non arriva come una sorpresa. Ieri Erdogan aveva già messo le mani avanti sminuendone l’importanza, concetto ribadito oggi dal premier Binali Yildirim.
La risoluzione votata a Strasburgo, in effetti, non è giuridicamente vincolante. A sospendere i negoziati, infatti, può essere solo la Commissione, l’esecutivo europeo, che può agire di sua iniziativa o su richiesta di almeno un terzo degli Stati membri. E finora, dal presidente Juncker in giù, i toni usati verso Ankara a Bruxelles sono stati concilianti. La musica inizia però a essere diversa sul fronte degli Stati, l’altro pilastro dell’Ue: Austria e Lussemburgo nelle scorse settimane hanno già parlato apertamente di congelare i negoziati, e altri ministri degli Esteri hanno espresso le loro preoccupazioni.
In gioco c’è il traballante accordo sui migranti stretto a marzo, che la Turchia usa come arma di ricatto per ottenere la liberalizzazione dei visti d’ingresso per i suoi cittadini. Ma anche il tema della lotta al terrorismo, con un Paese che ha un confine di 1.295 km con Siria e Iraq. E, infatti, poche ore dopo il voto di Strasburgo, Erdogan ha minacciato di far passare i valichi ai profughi se “l’Europa si spingerà oltre“. “Non avete mai trattato l’umanità in modo onesto e non vi siete occupati delle persone nel modo giusto – ha proseguito il “Sultano” – Non avete accolto i bambini quando sono arrivati dal Mediterraneo. Siamo noi che stiamo nutrendo 3,5 milioni di persone in questo Paese. Non avete mantenuto le promesse”.