Quella di Las Vegas è stata una strage pianificata nei minimi dettagli. E’ quanto sta emergendo dalle indagini della polizia. Stephen Paddock, autore della sparatoria costata la vita a 59 persone, prima di colpire aveva manomesso 12 armi semiautomatiche con un dispositivo, chiamato “bump stock” che consente di esplodere colpi come se fossero automatiche.
Non solo: nel corso di una conferenza stampa le autorità hanno riferito che il killer aveva nascosto delle videocamere fuori dalla sua stanza d’albergo, da dove ha sparato sulla folla, per controllare l’arrivo della polizia. Alcuni media internazionali hanno diffuso le foto dell’interno della sua camera dopo l’arrivo delle forze dell’ordine, dove si vedono diverse armi e munizioni sul pavimento, un corpo inerme e quello che potrebbe essere un biglietto scritto a mano.
Ulteriori dettagli sulla strage sono stati forniti dal vice sceriffo Kevin McMahill, secondo cui la sparatoria è durata tra i 9 e gli 11 minuti dopo la prima chiamata al 911, avvenuta intorno alle 22.08 (ora locale) di domenica sera. Le autorità hanno inoltre diffuso il video della telecamera in dotazione a un agente che mostra il caos nei primi momenti della sparatoria. “Ci stanno sparando addosso”, gridano alcune persone. “Andate via!”, urla il poliziotto, mentre in sottofondo si sentono gli spari.
Intanto Marilou Danley, la compagna del killer di Las Vegas, è rientrata negli Stati Uniti dalle Filippine dove si trovava al momento della strage. Ad accoglierla al Los Angeles International Airport gli agenti della Fbi che la starebbero già interrogando. In particolare nel mirino ci sarebbero le transazioni finanziarie di Paddock, con i federali che hanno parlato di un bonifico per migliaia di dollari eseguiti dal killer proprio verso le Filippine. Anche se ancora non si conosce il beneficiario.
Dopo la commozione e il ricordo delle vittime negli Stati Uniti si è riaccesa la polemica sull’accesso alle armi. Donald Trump sull’argomento ha tagliato corto: “Parleremo di legge sulle armi più avanti. Ora non è tempo di dibattiti politici”. Il presidente Usa ha poi liquidato l’assalitore come una persona “molto malata, un demente“, dimenticando però che in febbraio ha firmato la controversa abolizione dei controlli per l’acquisto di armi da parte di persone con disturbi mentali. Appare comunque difficile che possa fare concessioni ai danni della Nra, la potente lobby delle armi in prima fila nella sua nella corsa alla Casa Bianca. “Impossibile: sarebbe la fine di tutto”, ha assicurato il suo ex chief strategist Steve Bannon, ora dirigente del sito di ultradestra Breitbart, secondo cui la sua base elettorale reagirebbe malissimo. Se anche volesse, comunque, glielo impedirebbero i repubblicani, che controllano il Congresso. Lo ha fatto capire lo speaker della Camera Paul Ryan, che ha rilanciato l’appello all’unità e alla preghiera, ma non ha proposto alcuna nuova legge più restrittiva sulle armi.